TELEFON
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Titolo italiano: TELEFON | |||
Produzione: 1977 - USA, MGM, col., 102 min. | |||
Regia: Don Siegel | |||
Sceneggiatura: Peter Hyams, Stirling Silliphant dal romanzo di Walter Wager | |||
Effetti speciali: Joe Day | |||
Musica: Lalo Schifrin | |||
Interpreti: Charles Bronson, Lee Remick, Donald Pleasence, Tyne Daly, Alan Badel, Patrick Magee, Sheree North, Frank Marth, Helen Page Camp, Roy Jenson, Jacqueline Scott, Ed Bakey, John Mitchum, Iggie Wolfington, Hank Brandt, John Carter | |||
La CIA indaga su una serie di sabotaggi perpetrati ai danni di obiettivi militari e civili che rischiano di scatenare tra la popolazione la psicosi di azioni terroristiche pilotate dal KGB. Ma i servizi segreti del Kremlino, in questa occasione, c'entrano soltanto in maniera indiretta, tanto che, preoccupati essi stessi dalle conseguenze che potrebbero derivare sul piano internazionale, collaborano con gli americani affinché l'ideatore degli atti dinamitardi venga catturato. Incaricato della missione, il maggiore Grigori Borvoz del KGB apprende che gli attentati sono collegati ad un progetto avviato durante la guerra fredda, quando alcuni cittadini statunitensi di origine russa, sottoposti ad ipnosi e al lavaggio del cervello, vennero programmati a diventare terroristi suicidi, scegliendo i versi di un poema di Robert Frost per far scattare in loro, al momento opportuno, il riflesso condizionato ad uccidere. Il folle stalinista Nicolai Dalchimsky, in possesso dei nominativi degli agenti "dormienti", ha messo in opera il piano di propria iniziativa e, adesso, il compito di Borzov è di eliminarlo prima che tra i due paesi si inneschi una tensione dagli effetti imprevedibili. L'agente della CIA Barbara che affianca Borzov nella missione ignora che a lavoro compiuto le verrà impartito l'ordine di ucciderlo per eliminare anche l'ultimo testimone di quella sconsiderata macchinazione... | |||
Efficace thriller fantapolitico che riprende in parte lo spunto di Va' e uccidi. Il regista Don Siegel ricava da una sceneggiatura di per sè non troppo convincente un film di grande tensione, sviluppato con ritmo stringato come un mosaico ad incastri che a mano a mano prende forma, fino alla ingegnosa scena della resa dei conti nella locanda in stile Far West. Tra le righe della spy-story non è difficile leggere una amara riflessione sulla strumentalizzazione ideologica e sui tragici errori della politica dei blocchi contrapposti. | |||
Il granitico Charles Bronson replica il personaggio dell'uomo d'azione che ha sostenuto con successo in tanti film nel corso della sua carriera; Lee Remick - attrice più versatile nel dramma e nella commedia - non persuade molto nel ruolo dell'agente della CIA, ma Donald Pleasence - le battute del quale si riducono quasi soltanto alla recitazione dei versi della poesia - si staglia in grandezza per il ritratto del nevrotico Dalchimsky. |
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