THX
1138 |
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Titolo italiano: L'UOMO CHE FUGGÌ DAL FUTURO | |||
Produzione: 1971 - USA, American Zoetrope/Warner Bros., col., 88 min. | |||
Regia: George Lucas | |||
Sceneggiatura: George Lucas e Walter Murch | |||
Effetti speciali: Hal Barwood | |||
Musica: Lalo Schifrin | |||
Interpreti: Robert Duvall, Donald Pleasence, Maggie McOmie, Robert Ferro, Johnny Weissmuller jr., Ian Wolfe, Marshall Efron, Irene Forrest, Don Pedro Colley, Sig Haig, John Pearce, Gary Alan Marsh, John Seaton, Eugene I. Stillman, Raymond J. Walsh | |||
Anche se il devastante conflitto atomico che ha reso inabitabile la superficie della Terra è terminato da molti anni, l'umanità del XXV secolo continua a rimanere rintanata in città sotterranee. Affidatisi totalmente a macchine tanto efficienti quanto insensibili, gli uomini conducono un'esistenza vuota e senza scopo, dalla quale i calcolatori hanno bandito ogni slancio ed individualità, indirizzandone l'attività in cicli ripetitivi che hanno come unico fine la sopravvivenza. Le sigle hanno sostituito i nomi, il sesso è vietato e la riproduzione avviene per mezzo di inseminazione artificiale. Completamente glabri, e vestiti in modo identico, uomini e donne sono quasi indistinguibili tra loro e sotto il continuo controllo di una polizia che cela il proprio volto dietro maschere a specchio. Malgrado ciò, tra THX 1138 (Duvall) e LUH 3417 (McOmie) sboccia una grande passione, che il sistema immediatamente scopre e soffoca, imprigionando lui ed eliminando la donna, rimasta incinta. Persuaso ormai della falsità delle dottrine propagandate dal Controllo, THX 1138 evade, e riesce a raggiungere uno dei pozzi di aerazione che comunicano con la superficie. Al termine di una estenuante arrampicata, con gli agenti che rinunciano ad inseguirlo perchè le macchine sono convinte che vada verso una morte certa, il fuggiasco emerge invece nel rutilante tramonto di una Terra guarita e nuovamente vivibile. | |||
Uno dei migliori esempi della fantascienza cinematografica anni '70, che - superata l'iniziale e meno impegnata fase avventurosa - comincia a dare segni della raggiunta maturità del genere con l'introduzione di elementi sociologici e politici che spostano l'attenzione dallo spazio all'uomo ed alle sue problematiche. La lenta, penosa, difficile ascesa verso la luce di THX 1138, sordo alle continue tentazioni di desistere che lo inseguono dall'abisso, assume la valenza di un vero percorso iniziatico. Realizzato ampliando il cortometraggio con cui si era laureato all'Università, il film di Lucas mostra qualche influenza Orwelliana (1984), ma rivela anche le indubbie qualità del giovane regista, la sua padronanza del mezzo e l'originalità di alcune soluzioni visive, come quella dell'asettico bianco che toglie alla scena ogni profondità e prospettiva. Ottime prove di Robert Duvall e di Donald Pleasence, che anticipano di un paio d'anni Steve McQueen e Dustin Hoffman (Papillon, 1973), nel tratteggiare una coppia di amici che si separano per sempre quando solo uno trova la forza di affrontare l'ignoto. Qualche anno più tardi Michael Anderson riproporrà nel suo La fuga di Logan una analoga evasione da una società sotterranea altrettanto inumana. |
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Lucas non ha mai digerito la tiepida accoglienza riservata da critica e pubblico a questa sua prima opera, poi ampiamente rivalutata, e nei suoi successi degli anni seguenti ha sempre inserito, ovunque gli è stato possibile, riferimenti più o meno evidenti a questo film, scatenando una curiosa caccia alla citazione che dura ancora oggi. Un "1138" appare in American Graffiti ed in vari episodi della saga di Star Wars, ed il regista-produttore ha attribuito la sigla "THX" al sistema ad alta fedeltà Dolby Digital, divenuto standard di eccellenza audio, che è stato creato nei laboratori della sua IL&M. | |||
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