THE FORMULA
  
Titolo italiano: LA FORMULA
Produzione: 1980 - USA/Germania, MGM/CIP Filmproduktion GmbH, col., 117 min.
Regia: John G. Avildsen
Sceneggiatura: Steve Shagan dal suo romanzo
Effetti speciali: Richard Richtsfeld
Musica: Bill Conti
Interpreti: George C. Scott, Marlon Brando, Marthe Keller, John Gielgud, G.D. Spradlin, Beatrice Straight, Richard Lynch, John Van Dreelen, Robin Clarke, Ike Eisenmann, Werner Kreindl, Wolfgang Preiss, Calvin Jung, Alan North, David Byrd, Ferdy Mayne, Gerry Murphy, Francisco Prado, Louis Basile, Reinhard Vom Bauer
Indagando sulla morte dell'amico Tom Neely e di sua moglie Key, periti in due sospetti incidenti stradali, l'ex agente della CIA Barney Caine (Scott) scopre un complotto internazionale che ruota attorno al possesso di una formula chimica segretissima per ricavare benzina dal carbone, conosciuta con il nome in codice "Genesis", sottratta agli scienziati tedeschi nel 1945. L'industriale Adam Steiffel (Brando) intende distruggerla poiché essa frantumerebbe il potere delle grandi compagnie petrolifere, ma Caine, sfuggendo a numerosi attentati e ricatti, conduce una battaglia solitaria per renderla pubblica. La vittoria finale arride, comunque, a Steiffel che compra il silenzio del dottor Tauber - l'uomo d'affari al quale Caine ha consegnato la formula - convincendolo a mantenerla segreta fino a quando sarà interesse della grande industria.
Il soggetto del film nasce sulla fantapolitica ipotesi che le grosse corporazioni del petrolio sarebbero a conoscenza di una rivoluzionaria tecnica per produrre carburante sintetico mutuata dagli studi compiuti da scienziati nazisti nelle ultime fasi della seconda guerra mondiale.
Shagan, autore del romanzo e della sceneggiatura, tentò di impostare la storia come metafora per una denuncia sui poteri occulti del grande capitalismo - e fu probabilmente questo messaggio (pur blandamente) provocatorio a decidere la partecipazione di Marlon Brando al film - ma l'attore, durante la realizzazione della pellicola, entrò in disaccordo con Alvildsen, regista meno velleitario e più propenso al taglio avventuroso del thrilling spionistico. Le divergenze tra i due culminarono in aperto dissidio al punto che, ad opera compiuta, il regista intraprese una inutile causa per disconoscerne la paternità.

Sviluppato su un intreccio confuso e farraginoso il film disorienta e annoia lo spettatore e non rende un buon servigio al talento dei protagonisti, costretti a rivaleggiare tra loro in personalissimi "assolo". George C. Scott ritrae con grande mestiere la figura dell'eroe perdente e idealista che cerca di riscattarsi dagli errori compiuti in passato, ma Brando, pur apparendo soltanto in tre brevi momenti, lo sovrasta giocando di rimessa con i trucchi di un pittoresco e consumato istrionismo, cesellando - per dirla con le parole di Paul-Louis Thirard (in Positif n. 243/81) - "una notevole imitazione di Charles Laughton, con tanto di occhialetti e labbro vizioso".

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