O LUCKY MAN !
  
Titolo italiano: O LUCKY MAN !
Produzione: 1973 - G.B., Memorial Enterprises/SAM, col., 183 min.
Regia: Lindsay Anderson
Sceneggiatura: David Sherwin dal soggetto di Malcolm McDowell
Effetti speciali: John Stears
Musica: Alan Price

Interpreti: Malcolm McDowell, Ralph Richardson, Rachel Roberts, Arthur Lowe, Helen Mirren, Graham Crowden, Peter Jeffrey, Dandy Nichols, Mona Washbourne, Philip Stone, Mary MacLeod, Michael Bangerter, Wallas Eaton, Warren Clarke, Bill Owen, Michael Medwin, Vivian Pickles, Geoffrey Palmer

Il film racconta la tragicomica odissea di Mick Travis, giovane piazzista di una ditta di caffé, che durante un incarico di lavoro si trova ad attraversare un'Inghilterra surreale nella quale i poliziotti sono corrotti, i politici si abbandonano a festini lussuriosi, i militari causano per imperizia esplosioni atomiche, gli scienziati praticano la vivisezione e i trapianti di cervello, e i beatnik si rivelano degli opportunisti. Scampato a diverse disavventure, umiliazioni e torture, Mike finisce in galera e, tornato in libertà dopo cinque lunghi anni, accetta di interpretare una pellicola nella quale gli si chiede di sorridere davanti alla macchina da ripresa: ma lui, che ormai conosce tutto il marciume del mondo, sa soltanto abbozzare l'ombra di un ghigno, rassegnato ad uniformarsi all'imperante cinismo.
Dopo il graffiante If... e prima del caustico Britannia Hospital, Malcom McDowell (ancora nel ruolo di Mick Travis) torna a lavorare con Lindsay Anderson, padre putativo del "Free Cinema" inglese, in una commedia musicale grottesca e drammatica che suona come satira amara delle contraddizioni di un sistema borghese minato dalle ipocrisie, dalla violenza, dalla stupidità e dalla repressione. Pensato come una rilettura in chiave moderna del Candido di Voltaire, il film testimonia la coerenza e l'impegno civile di un regista formatosi tra teatro d'avanguardia e contestazione studentesca, ma risulta discontinuo e prolisso nella descrizione, non sempre ben equilibrato tra idealismo umanitario e facile populismo.
Ottima, comunque, la prova di McDowell che in alcune sequenze sembra riaffondare negli incubi del protagonista di Arancia meccanica.
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