NOTHING BUT THE NIGHT

Titolo italiano: IL CERVELLO DEI MORTI VIVENTI

Produzione: 1972 - G.B., Charlemagne Productions/Rank, col., 90 min.
Regia: Peter Sasdy
Sceneggiatura: Brian Hayles dal romanzo omonimo di John Blackburn
Effetti speciali: Les Bowie
Musica: Malcolm Williamson
Interpreti: Christopher Lee, Peter Cushing, Diana Dors, Georgia Brown, Keith Barron, Gwyneth Strong, Fulton Mackay, John Robinson, Morris Perry, Michael Gambon, Duncan Lamont, Shelagh Fraser, Kathleen Byron, Geoffrey Frederick, Louise Nelson, Robin Wentworth, Michael Segal, John Kelland, Michael Wynne, Ken Watson, Andrew McCulloch, Paul Humpoletz, Stuart Saunders, Michael Brennan
Il colonnello Charles Bingham (Christopher Lee) indaga sulla morte di alcuni finanziatori dell'istituto Inver House, un esclusivo college per orfani e per bambini abbandonati, situato in una piccola isola scozzese: considerata la sospetta sequenza temporale e la mancanza di motivazioni plausibili, la tesi del suicidio non è convincente ed è definitivamente accantonata quando Mary Valley (Gwyneth Strong), un'adolescente ospite di Inver House, coinvolta con i suoi compagni nell'incidente stradale dello scuola-bus, viene ricoverata nella clinica di Sir Ashley (Peter Cusching). In quell'occasione, il medico che l'ha in cura viene misteriosamente assassinato ed i sospetti ricadono sulla vera madre (Diana Dors) di Mary - una donna con precedenti penali - venuta a reclamarne invano la custodia. La ragazza torna nell'istituto, ma Bingham e Ashley, ritenendola in pericolo, si recano sull'isola con l'intenzione di proteggerla. Una serie di indizi condurrà ad una verità sconvolgente: la vera minaccia è costituita dagli stessi bambini, o meglio, dai loro cervelli nei quali i fondatori di Inver House hanno trapiantato la propria personalità nel tentativo di coronare il sogno di diventare immortali.

Come sempre è difficile tracciare una linea di demarcazione tra horror e fantascienza. Questo film di Peter Sasdy (Doomwatch, The Stone Tape, Welcome to Blood City) riprende temi caratteristici di entrambi i generi (da quello classico della ricerca dell'immortalità a quello del condizionamento della mente e del corpo) e ripropone una situazione cara alla cinematografia inglese: quella di un'infanzia ricolma delle pulsioni distruttive degli adulti. Come nel Villaggio dei dannati o Hallucination, ancora una volta i bambini impersonano la cattiva coscienza del mondo dei loro padri scoprendo negli sconfinati territori dell'innocenza una incontenibile malvagità primordiale.

Titoli alternativi: The Devil's Undead e, nella riedizione del 1976, The Resurrection Syndicate.
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