Jean-Luc Godard

Studente di etnologia alla Sorbona, si accosta al cinema come assiduo spettatore e come attento critico. Collabora ai "Cahiers du Cinéma", della cui redazione diventa uno dei personaggi di spicco, e pubblica saggi - come lui stesso ebbe a dire - "in forma di romanzi". La riflessione critica sul cinema americano e la teorizzazione del mezzo cinematografico come strumento di interrogazione della realtà contemporanea lo conducono a sperimentarsi nella regia alla ricerca non tanto di storie da raccontare quanto di sfondi nei quali collocare le proprie idee. I soggetti dei suoi film di esordio ("Fino all'ultimo respiro", "Bande à part", "Il disprezzo", "Il bandito delle 11") nascono liberamente da matrici letterarie ma si risolvono in affreschi di cronaca esistenziale fotografati con un personalissimo taglio documentaristico. Il realismo delle sue opere, sottolineato formalmente anche dall'uso del sonoro in presa diretta, si colora a partire dagli anni della contestazione di un marcato impegno ideologico e di un più netto rifiuto dei meccanismi commerciali ("Due o tre cose che so di lei", "La cinese", "Lontano dal Vietnam"). L'insuccesso di "Crepa padrone, tutto va bene" lo spinge ad autoisolarsi dalla grossa distribuzione e ad indirizzarsi verso circuiti alternativi (con la sua Sonimage realizza a Grenoble film-dibattito come "Ici et ailleurs" e "Jusqu'a la victoire") e verso la televisione ("La gaia scienza", "Sur et sous la communication"). "Sauve qui peut" del 1980 segna il suo ritorno sul grande schermo ed offre nuovamente occasione di dibattito e confronto.
Autore controverso, amato o rifiutato senza mezze misure dal pubblico, dalla critica e dagli attori, Godard è un innovatore per stile e tematiche, emblematico protagonista di una "nouvelle vague" che ha rivoluzionato il modo di fare cinema.

King Lear (1987)
L'amore attraverso i secoli (1967)
Agente Lemmy Caution, Missione Alphaville (1965)
Ro.Go.Pa.G. (1963)

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