KING
LEAR
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Titolo italiano: RE LEAR | |||
Produzione: 1987 - USA, Cannon, col., 90 min. | |||
Regia: Jean-Luc Godard | |||
Sceneggiatura: Richard Debuisne, Jean-Luc Godard, Norman Mailer, Herschel F. Rubin | |||
Interpreti: Jean-Luc Godard, Peter Sellars, Leos Carax, Julie Delpy, Burgess Meredith, Molly Ringwald, Woody Allen, Norman Mailer, Suzanne Lanza, Kate Mailer, Michèle Pétin | |||
Jean-Luc Godard imbastisce una situazione sullo scenario futuribile di un mondo uscito da una "Chernobyl" che ha azzerato secoli di arte e di pensiero. Tra gli stravaganti personaggi che popolano questo mondo polveroso, c'è William Shakespeare Jr. Quinto, discendente del Bardo, che persegue la missione di ricostruire i testi delle tragedie del grande antenato delle quali, ormai, si tramandano confusamente soltanto alcune battute. Instancabile ricercatore, egli sorprende Don Lear, un vecchio malavitoso, mentre recita alcuni versi del "Re Lear" a sua figlia Cordelia. Seguendo i due, Shakespeare Quinto raggiunge una piccola comunità che un certo Pluggy tiene in soggezione servendosi delle immagini che egli stesso monta e proietta da una rudimentale cinepresa cucendo assieme vecchi pezzi di pellicole dimenticate. | |||
Se
è vero che nei "film d'autore" la scelta di un genere travalica
se stessa per fornire argomento ad altro, è anche vero che lo spunto
testimonia, di quel genere, una vitalità a volte insospettata. La pellicola di Godard suggerisce un'ambiente futuribile, nel quale l'immagine, pur avendo dimenticato i significati, rimane unica, possibile modalità di relazione sociale. King Lear è il diario di lavoro di un film mai realizzato, o meglio, di un film progettato inizialmente come rilettura dell'opera shakespeariana e cresciuto poi in tutt'altra direzione come discorso sulla natura, sul potere e sui limiti del linguaggio-immagine. Un pretesto provocatorio che, proprio per mancanza di intreccio, raggiunge lo scopo di alludere senza spiegare, dipingendo l'impressione di una società residuale, spiandone gli elementi semplici, cercandone le connessioni necessarie. La sequenza che Godard abbozza, ridisegna, corregge e completa, è la riflessione di un teorico del cinema sul suo stesso cinema: in essa, il "regista sciamano" Pluggy (lo stesso Godard) compenetra finzione e critica in un delirante gioco tra i segreti della cultura, della manualità e della persona. Artefice e padrone del suo mondo, e libero soltanto al suo interno, il regista decide il destino della storia, ed i personaggi sono sue creature - vittime della sua olimpica volubilità - scelte tra nomi prestigiosi e, con una buona dose di divertita cattiveria, assimilate a semplici figuranti. |
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Il film nasce nel 1986 per un estemporaneo, quanto sensazionalistico,
accordo tra Godard e la Cannon (come dire tra l'arte più refrattaria
ai compromessi e un principe della distribuzione commerciale) con l'intenzione
di farlo approdare al festival di Cannes. Norman Mailer, designato per
la sceneggiatura e per il ruolo di re Lear, abbandona quasi subito (e
la scena della sua uscita è incasellata nel film) e la reinterpretazione
del soggetto nelle mani del regista attiva i legali della Cannon. Il fallimento
della casa produttrice evita a Godard la noia degli avvocati, ma fa scomparire
dalla circolazione la pellicola dopo una fugace apparizione (appunto a
Cannes) nel 1987. |
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