L'ATLANTIDE
Produzione: 1992 - Italia/Francia, RCS Aura Film/Gaumont Television/Compagnie Française Cinematographique, col., 113 min.
Regia: Bob Swaim
Sceneggiatura: Nicola Badalucco, Christopher Frank, Jonathan Meades, Franco Bernini, Bob Swaim dal romanzo di Pierre Benoît
Musica: Richard Horowitz
Interpreti: Tcheky Karyo, Christopher Thompson, Victoria Mahoney, Anna Galiena, Jean Rochefort, Günther Maria Halmer, Claudia Gerini, Patrice-Flora Praxo, Orso Maria Guerrini, Fernando Rey, Michele Melega
Morhange e Saint-Avit, giovani ufficiali francesi ad Algeri, amano entrambi l'eccentrica Amira, nobildonna spagnola. Morhange sposa tuttavia Sophie, ma il matrimonio si rivela fin troppo presto sbagliato: stanca dei tradimenti del marito la giovane si uccide e l'uomo, sconvolto, cerca di espiare la propria colpa chiudendosi in un monastero. Morhange mantiene un contatto epistolare con l'amico di un tempo ed un giorno riceve da questi il disegno di una strana croce accompagnato dal nome Antinea. Saputo che Saint-Avit è stato dato per disperso, Mohrange torna nel Sahara per cercarne le ultime tracce. Nel corso del viaggio nel deserto una furiosa tempesta di sabbia lo costringe a rifugiarsi al riparo di antici ruderi dove salva la vita ad un uomo moribondo. Questi, Ben Cheik, gli narra l'antica leggenda del perduto regno di Atlantide, e di Antinea, sua bellissima regina. Condotto semicosciente nel cuore del massiccio dell'Hoggar, Morhange si desta tra imponenti rovine abitate da una strana popolazione e da due archeologi europei, persi nella catalogazione e nella consultazione di una enorme, preziosa, antichissima biblioteca, conservata nel palazzo reale, dai quali apprende di trovarsi proprio alla corte dell'immortale Antinea, ultima figlia di Nettuno. Suo malgrado, Morhange soppianta l'amico Saint Avit nel cuore della bella regina e questo segna il tragico destino di entrambi.
Film ambizioso per ricercatezze formali e per omaggi ai classici del cinema (Amira, dal fascino equivoco, ama provocare gli uomini apparendo nei locali con abiti maschili come faceva - ma con ben altra sensualità - Marlene Dietrich in una celebre sequenza di Marocco) che fallisce il tentativo di attualizzare il mistero della storia immaginata da Benoît, poggiando sull'ambivalenza tra sogno e realtà. Vicenda ormai un po' anacronistica, penalizzata da un ritmo lento e da una recitazione poco ispirata.

Quarta trasposizione cinematografica del romanzo di Benoit.
Le precedenti sono:
L'Atlantide (1921)
Atlantide (1932)
L'Atlantide (1961)

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