Nelle
intenzioni di Louis Aubert, che finanziò la pellicola, il film
doveva emulare il successo dei kolossal prodotti in quegli anni in Italia
(Cabiria, Quo
vadis?), ma i risultati, superata una fase di iniziale entusiasmo,
furono inferiori alle aspettative.
La lavorazione fu particolarmente sofferta: la scelta di girare gli esterni
nel Sahara algerino per dare un impianto realistico alle riprese, comportò
una serie di pericoli (compreso un assalto di indigeni) tali da richiedere
per la troupe una scorta armata. Al caldo proibitivo e alle malattie (una
delle quali fu poi fatale per l'attrice Marie-Louise Iribe) si aggiunsero
crescenti spese di produzione e i capricci della diva Stacia Napierkowska,
ballerina famosa e già interprete dei Vampiri
di Feuillade, ma attrice - a detta dei commentatori del tempo - priva
di fascino e di talento.
A giudizio della critica di allora, il film sarebbe eccessivamente lungo
e ripetitivo - difetto che offuscherebbe i pregi della fotografia e la
cura della ricostruzione storica - e partirebbe già smorzato nella
tensione a causa della scelta di far raccontare al protagonista la misteriosa
avventura da lui vissuta.
Il
primo adattamento cinematografico del romanzo di Benoit, in America circolò
inizialmente con lo strano titolo Missing Husbands,
in Germania come Die Loreley der Sahara.
Nel
1992 la XXI Mostra Internazionale del Cinema Libero di Bologna ha presentato
una rara copia a colori del film di Feyder ritrovata dal Nederlands
Filmmuseum. |