ALIEN WARRIOR
  
Produzione: 1985 - Canada, col., 100 min.
Regia: Ed Hunt
Sceneggiatura: Ruben Gordon, Ed Hunt, Barry Pearson, Steve Schoenberg
Interpreti: Brett Baxter Clark, Pamela Saunders, Reggie De Morton, Nelson D. Anderson, Norman Budd, Anthony Alexander, Arturo Bonilla, Tally Chanel, James Chesnutt, Linda Finzi, Linda Lutz

La vostra città è corrotta? Le ragazze non si azzardano più ad uscire da sole la sera nel timore di essere aggredite da qualche malintenzionato? Gli spacciatori di droga sono strategicamente appostati ad ogni angolo di strada? Le forze dell'ordine preferiscono restare al sicuro negli uffici invece di avventurarsi nel servizio di ronda?...
Niente paura. Se non arriva Superman, può darsi che un giorno capiti dalle vostre parti un super-eroe venuto da un altro pianeta con la missione di sbaragliare il Male in qualunque forma esso si presenti.
Il protagonista di questo film è appunto un misterioso guerriero alieno espressamente inviato sulla Terra, in una caotica metropoli americana, per far piazza pulita dei negri e dei portoricani che compongono la famigerata banda di Mr. One, dedita ad un lucroso commercio di droga e recidiva nella violenza carnale ai danni di belle ragazze bianche. Il nostro eroe, che si fa chiamare Buddy, si materializza appena in tempo per salvare Lora da una brutta esperienza e lei, per ammirazione e riconoscenza, lo elegge senz'altro a giustiziere del quartiere insegnandogli chi sono i nemici e quali giovani sbandati possono essere ancora redenti. Gonzales, uno dei teppisti pentiti, si schiera subito dalla sua parte e lo assiste generosamente nella guerra contro il boss della criminalità organizzata. Mr. One tenta ripetutamente di sbarazzarsi dello scomodo personaggio facendo pressione su certi suoi amici poliziotti, ma né la prigione, né il rapimento di Lola, né una vasca di metallo fuso nella quale lo vuole affogare serviranno a distogliere l'intrepido Buddy dal proposito di compiere giustizia.

Certamente il regista Ed Hunt (Starship Invasions, Plague, The Brain) non aspira a lasciare un'impronta nella storia del cinema. Da modesto artigiano si limita a sfornare di tanto in tanto (e sull'onda delle mode) un prodotto che lo ripaghi delle spese sostenute garantendogli magari un margine di guadagno. Ma questa pellicola è peggiore delle altre da lui firmate per la superficialità moralistica del "messaggio" e per il trasparente (e speriamo involontario) razzismo che lo pervadono.

Titolo alternativo: King of the Streets.

©