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IDOE ABLAKAJ
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Produzione: 1969 - Ungheria, MAFILM/Studio 4, col., 85 min. | |||
Regia: Tamás Fejér | |||
Sceneggiatura: Peter Kuczka | |||
Musica: János Gyulai-Gaál | |||
Interpreti: Miklós Gábor, Beata Tyszkiewicz, Ivan Andonov, Krystyna Mikolajewska, Heidemarie Wenzel, Iván Darvas | |||
La civiltà è stata distrutta da un conflitto atomico, ma cinque persone sono sopravvissute. Anni prima, due donne e tre uomini hanno accettato di sottoporsi ad un esperimento di ibernazione; la guerra li ha risparmiati e adesso, al momento del risveglio, ciascuno scopre in se stesso e negli altri una fetta di responsabilità nell'aver contribuito, per atteggiamento passivo o per diretta partecipazione, a lasciare che la fine del mondo si scatenasse. La cantante vedova di un marito suicida, la reduce di un campo di prigionia, lo studioso di fisica nucleare, l'uomo affetto da un male incurabile e la personalità politica che stava ai vertici di una nazione, intavolano un drammatico confronto per chiarire le ragioni di quanto è accaduto e per restituire un senso alla propria esistenza. | |||
Si tratta di uno dei pochi film a sfondo fantascientifico (forse addirittura il primo realizzato dopo Leleklato Sugar del 1918) prodotti dalla cinematografia ungherese. La storia risente di un impianto statico e teatrale, ma i temi, presumibilmente, riflettono istanze politiche e sociali avvertite in quegli anni dai giovani intellettuali dell'Est europeo. |
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Titolo internazionale: The Windows of Time. | |||
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