IL SEME DELL'UOMO
Produzione: 1969 - Italia, Polifilm, col., 113 min.
Regia: Marco Ferreri
Sceneggiatura: Sergio Bazzini dal soggetto di Marco Ferreri
Musica: Teo Usuelli
Interpreti: Marco Margine, Anne Wiazemsky, Annie Girardot, Rada Rassimov, Milvia Frosini, Maria Teresa Piaggio, Angela Pagano, Adriano Apra, Vittorio Armentano, Sergio Giussani, Mario Bagnato, Luciano Odorisio

Dilaganti, mortali epidemie annunciano che la fine del mondo sta ormai cominciando. Cino e Dora hanno trovato rifugio in una casa in riva al mare lasciandosi alle spalle città semidistrutte e cumuli di morti lungo le strade. Consapevole di essere uno degli ultimi uomini della Terra, Cino si affanna a raccogliere testimonianze della civiltà che sta scomparendo accumulandole nella casa con l'intenzione di creare un museo a memoria dell'umanità. Preso da un crescente fervore, Cino vorrebbe un figlio da Dora, ma lei è contraria e rifiuta con fermezza la sua passione. Quando Anna, una donna anch'essa fuggita dalle distruzioni, raggiunge il loro rifugio e fa capire a Cino di essere disposta ad esaudire il suo desiderio di paternità, Dora, gelosa, la uccide e ne dà in pasto le carni al suo uomo. Scoperto l'accaduto, Cino droga la compagna e la violenta nel sonno. Tempo dopo, Dora scopre con disperazione di essere incinta, ma lo sgomento della donna e l'esultanza dell'uomo sono un breve momento: un'improvvisa esplosione investe la spiaggia spazzando via tutto.

Dopo la feroce ipotesi futuribile prospettata nella Marcia Nuziale, Ferreri torna ad incontrare la fantascienza ambientando in uno scenario apocalittico la crisi dell'animale "uomo". Ferreri parla di un orrore nuovo, fisico e metafisico, che prende corpo nelle coscienze torturate dei protagonisti, nei loro comportamenti dettati dall'irrisolto dilemma tra il rifiuto di perpetuare la vita e il terrore di estinguersi: la ragione si arrende e prevalgono il feticismo come ultima difesa, l'umiliazione dei corpi come affermazione di una personalità, l'aggressività del più forte, la ritorsione cannibalesca di chi è più debole. L'uomo e la donna sono più che mai soli e nudi, orfani di un Dio benevolo, presenze superflue e già morte (come l'emblematico scheletro della balena) di fronte ad un mondo silenzioso fatto di carcasse ed oggetti privi di significato: ricordare è cadere negli incubi ed esistere è una insensata scommessa con la violenza e con il caso.

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