À NOUS LA LIBERTÉ
  
Titolo italiano: A ME LA LIBERTÀ
Produzione: 1931 - Francia, Société des Films Sonores Tobis, b/n, 104 min.
Regia: René Clair
Sceneggiatura: René Clair
Musica: Georges Auric
Interpreti: Henri Marchand, Raymond Cordy, Rolla France, Paul Olivier, Jacques Shelly, André Michaud, Germaine Aussey, Léon Lorin, William Burke, Vincent Hyspa

Émile e Louis tentano la fuga dal carcere. Louis riesce ad evadere, ma Émile è catturato. Anni dopo, i due amici si incontrano all'interno di una fabbrica di fonografi. Louis - che nel frattempo ha fatto fortuna - ne è il proprietario ed Émile vi si è affacciato per seguire l'operaia Jeanne della quale è innamorato. Il ricco offre lavoro al povero e gli spiega di avere grandi progetti per il futuro: la piena automatizzazione della catena di montaggio gli permetterà di aumentare a dismisura la produzione senza aggravare le condizioni degli operai, anzi liberandoli dalla schiavitù dei massacranti turni di lavoro. Ma Louis è perseguitato dai ricattatori che conoscono il suo passato di galeotto ed Émile capisce che la vita in fabbrica non è adatta a nessuno dei due. Scampati avventurosamente ad un agguato, i due si allontanano felici di aver riconquistato la libertà dei vagabondi, mentre in fabbrica, dove la meccanizzazione ha fatto il trionfale ingresso, gli operai trascorrono le ore di lavoro giocando a bocce.

Stilisticamente, il film è l'ultimo e più riuscito tentativo di René Clair di modulare le potenzialità espressive del cinema muto sulle novità tecniche del sonoro. L'intenzione è di dar forma alle categorie di un "cinema-poesia" che entri in diretta comunicazione con lo spettatore medio senza passare attraverso i pesanti filtri della riflessione intellettualistica. Convinto che l'immagine debba immediatamente parlare da sé, Clair fa abbondante ricorso a ritratti caricaturali facilmente riconoscibili e sviluppa una serie di elaborate e divertenti gag per mantenere desta l'attenzione su un racconto sostanzialmente drammatico e ammonitorio. Ma - come il regista stesso ebbe poi ad ammettere - il film sbaglia la scelta dei contenuti spegnendo nel consolatorio populismo da operetta lo spirito anarchico di una satira sociale e politica di grande attualità. L'apprezzamento per aver posto l'accento sulle dolorose contraddizioni del moderno capitalismo industriale cede, così, alla delusione per un'utopia picaresca (cui non sono estranei, comunque, i più battaglieri germi della successiva fantascienza a sfondo sociologico) e scarsamente critica, rendendo l'opera pregevole, ma in parte irrisolta.

À nous la liberté - che gli stolidi censori dell'Italia fascista tradussero con il meno sospetto A me la libertà - fu al centro di una causa legale intentata dalla casa produttrice Tobis contro Charlie Chaplin accusato di aver plagiato le scene della catena di montaggio nel suo Tempi moderni. L'azione non ebbe seguito per l'intervento personale di René Clair che per il collega inglese nutriva grande ammirazione e al quale, forse, egli stesso era debitore di qualche buona idea.

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