BERKELEY SQUARE

Titolo italiano: LA STRANA REALTÀ DI PETER STANDISH

Produzione: 1933 - USA, FOX, b/n, 84 min.
Regia: Frank Lloyd
Sceneggiatura: Sonya Levien, John L. Balderston dal dramma di Balderston
Musica: Louis De Francesco
Interpreti: Leslie Howard, Heather Angel, Valerie Taylor, Lionel Belmore, Irene Browne, Juliette Compton, Ferdinand Gottschalk, Samuel S. Hinds, Olaf Hytten, Colin Keith-Johnston, Betty Lawford, Beryl Mercer, Alan Mowbray, David Torrence

Trasferitosi a Londra nell'austero palazzo di Berkeley Square che ha ereditato, il giovane Peter Standish (Leslie Howard) rinviene tra vecchie carte polverose il diario di un suo antenato che due secoli prima aveva alloggiato nelle stesse stanze. Standish rimane talmente affascinato dalla lettura del manoscritto da subire impercettibilmente una sorta di sdoppiamento della personalità finché un giorno per una strana coincidenza di tempo e di azioni, le dimensioni reali si alterano ed egli si scopre a vivere, nel 18° secolo, alla vigilia della Rivoluzione americana, e ad agire come se fosse il suo antenato, che porta il suo stesso nome. Ma Standish, che conserva la propria individualità e le proprie convinzioni, viene visto con sospetto e temuto dai suoi nuovi compagni e soltanto la sorella della sua fidanzata gli dà conforto, intuendo che è veramente un uomo venuto dal futuro. L'impossibile amore della ragazza consentirà di spezzare l'incantesimo, ma una volta tornato nel presente il giovane si isolerà da tutti, appagando la propria anima nel dolente ricordo di un amore perduto.

Tratto dalla piece teatrale di Balderston, il film si sviluppa su un impianto un po' statico consegnando quasi esclusivamente al dialogo e alla recitazione degli ottimi protagonisti la carica emotiva della malinconica storia, ma la sequenza del vortice onirico che unisce per la prima ed ultima volta i due infelici amanti, consentendo all'uno il ritorno al presente e all'altra di "richiudere" per sempre il passato, è condotta con una intensità visiva tale da rendere la pellicola ancora oggi pregevole e coinvolgente anche sotto il profilo stilistico.

Il film è uno dei primi esempi di "viaggio nel tempo", certamente non un viaggio pilotato dalla tecnologia, ma originato da un fortuito ripetersi e sovrapporsi di eventi. Un viaggio nella coscienza e nelle sensazioni che sarà oggetto del remake La grande passione del 1951, e che tornerà nella traccia di Ovunque nel tempo del 1980.
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