Alain Resnais (1922)

Inizia ad interessarsi e a lavorare nel cinema da dilettante realizzando filmati in 8 e 16 millimetri. Completati gli studi all'IDHEC, scuola francese del cinema, si dedica al montaggio fino a quando non viene riconosciuto come valente documentarista per il suo Van Gogh del 1948. Ad un linguaggio documentaristico - che trova drammatica espressione in Notte e nebbia, filmato sui campi di concentramento nazisti - Resnais rimane fedele anche quando firma nella prima metà degli anni '60 riconosciuti capolavori come Hiroshima mon amour, L'anno scorso a Marienbad o Muriel, il tempo di un ritorno. Ideologicamente schierato a sinistra, lascia i suoi estimatori un po' perplessi quando nel '68 continua il suo personale discorso sulla crisi dell'uomo con Je t'aime, je t'aime, anziché prodursi in un'analisi più politicizzata.

Il cinema di Resnais è un cinema che non nasconde una matrice letteraria e filosofica. E' un cinema, quindi, non commerciale, difficile ed "aristocratico" che si è avvalso della collaborazione di autori come Robbe-Grillet, George Semprun e Marguerite Duras. E' un cinema che per le sue soluzioni innovative si iscrive autorevolmente nell'ambito della "nouvelle vague". E' un cinema in cui l'immagine fotografa un personalissimo sodalizio tra pagina scritta, musica ed una sincera partecipazione emotiva alla condizione umana.

Je t'aime, je t'aime - Anatomia di un suicidio (1968)

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