Shelley Winters (1920 - 2006)
Pseudonimo di Shirley Schrift.
Commessa e aspirante modella, segue i corsi dell'Actors' Studio, debutta sui palcoscenici di Broadway ("Il tram che si chiama Desiderio", "Oklahoma!"), ed entra nel cinema nel 1945 sotto contratto con la Columbia. Gran parte delle sue prime partecipazioni sono poco significative: poco più di semplici comparse in sequenze spesso tagliate al montaggio (la notiamo, ad esempio, in una fugace apparizione nel "Fiume rosso" a fianco di Montgomery Clift), ma il ruolo della cameriera strangolata da Ronald Colman in "Doppia vita" mostra il suo potenziale scenico e la sua personalità. Lontana dal fascino fatale delle dive del tempo, Shelley Winters, fino alla metà degli anni '50, costruisce una galleria di personaggi umili, fragili, vulnerabili: donne molto comuni, poco ambiziose o remissive, votate al sacrificio o destinate a tragiche fini. "Un posto al sole", "L'urlo della città", "Winchester 73", "La morte corre sul fiume", "Il grande coltello", costituiscono le migliori occasioni di questo periodo. Il suo talento - riconosciuto con gli Oscar per le interpretazioni nel "Diario di Anna Frank" e in "Incontro al Central Park" - trova conferma quando nella maturità affronta i personaggi più duri di madri o mogli invadenti e possessive, arricchendoli con intelligente ironia, senza scadere mai nel caricaturale. "Lolita", "Alfie", "Detective's Story", "Il clan dei Baker", "L'inquilino del terzo piano", sono alcune delle tappe significative del percorso artistico di un'attrice che ha dato prova di grande energia e ammirevole coerenza.
L'amico
venuto dallo spazio (1988)
Stridulum (1979)
Tentacoli (1977)
Quattordici o guerra
(1968)
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