NATURAL CITY
  
Produzione: 2003 - Sud Corea, Jowoo Entertainment/Tube Entertainment, col., 110 min.
Regia: Byung-Chun Min
Sceneggiatura: Byung-Chun Min
Musica: Jae-Jin Lee
Interpreti: Ji-Tae Yu, Jae-Un Lee, Rin Seo, Eun-pyo Jeong, Doo-hong Jung, Ju-hye Ko, Chang Yun, Shin Goo, Chun-Bae Um, Eul-Dong Kim
Corea, anno 2080. Risorta dalle sue ceneri dopo una guerra nucleare che ha inferto gravi danni ma non ha cancellato la civiltà, Seul - ora Meccaline City - è il paradigma dello scontro che a livello mondiale oppone gli uomini ai cyborg. Più forti, abili e veloci dei loro creatori, gli umanoidi hanno il loro tallone d'Achille nella brevità della loro esistenza, e lottano con ogni mezzo per allontanare il più possibile lo spettro della scadenza, che in genere si conclude in apposite strutture dove vengono letteralmente "smontati" per recuperare il chip della personalità che portano installato nella nuca. R è un poliziotto che fa parte delle squadre di combattimento destinate alla eliminazione degli umanoidi ribelli, ma è perdutamente innamorato di Ria, una ballerina cyborg destinata a spegnersi entro pochi giorni. Per non perderla, R è disposto a tutto: anche a credere ad un equivoco scienziato che gli assicura di poter salvare almeno la personalità di Ria trasferendone il chip in un vero corpo umano dal DNA compatibile. R individua nell'ignara Cyon, una fanciulla dedita alla coltivazione dei fiori, quasi scomparsi dal pianeta, l'ospite adatta, ma anche Cyper, lo spietato capo dei cyborg, vuole la ragazza per sè, e per lo stesso motivo...

Ambiziosissima "summa" dei progressi qualitativi compiuti dal cinema coreano di questi ultimi anni, Natural City costituisce il risultato di un impegno quinquennale del giovane ma già affermato regista Byung-Chun Min. Visivamente straordinario, ricco di effetti speciali e di computer grafica realizzati a livelli di eccellenza, e di interpreti validi, il film mostra tuttavia precisi limiti. Perchè se veniale è l'autocompiacimento, a volte eccessivo, che si traduce in una certa lentezza di fondo, davvero fatale risulta la scelta del soggetto, che purtroppo non costituisce affatto l'evoluzione - come invece recita la tagline - ma la riproposizione, in chiave orientaleggiante e con minime varianti, di quasi tutti i temi e i personaggi di Blade Runner, con l'aggiunta di acrobatici combattimenti alla Matrix tra cyborg ribelli e cacciatori umani armati ed equipaggiati come i militari di Starship Troopers. Spettacolare e roboante anche se parzialmente incompiuto, il film è comunque l'ultimo convincente testimone delle sempre più evidenti potenzialità del cinema orientale.

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