TEMMINK: THE ULTIMATE FIGHT
  
Produzione: 1998 - Olanda, Motel Films, col., 90 min.
Regia: Boris Paval Conen
Sceneggiatura: Arend Steenbergen
Musica: Maurits Overdulve, Soundpalette
Interpreti: Jack Wouterse, Jacob Derwig, Herman Gilis, Will van Kralingen, Joe Montana, Martin Schwab, Sanneke Bos, Hans Veerman, Toine van Peperstraten, Romijn Conen, Victor Löw, Reinout Bussemaker, Ingrid Desmet, Harriet Stroet, Annemarie Ooft
In un prossimo futuro, governo e mass-media dei Paesi Bassi hanno scoperto una comunanza di interessi nel combattere una guerra preventiva contro le incontrollabili spinte centrifughe, mai del tutto sopite, che minacciano la stabilità del sistema e l'ordine pubblico. I soggetti che la scienza o la legge considerano tendenzialmente pericolosi o riconoscono come irrecuperabili criminali hanno il destino segnato: o si piegano al carcere a vita o accettano di partecipare al sanguinario gioco denominato L'Arena, dove sono chiamati a massacrarsi l'un l'altro in duelli all'ultimo sangue, registrati in diretta dalle telecamere, per soddisfare la morbosa partecipazione emotiva di migliaia di telespettatori frustrati. L'audience ha raggiunto altissimi livelli da quando sullo schermo è apparso l'erculeo Temmink: contro ogni aspettativa, il nuovo gladiatore ha avuto la meglio su campioni più accreditati ed è diventato una vera e propria star. Brutale e poco intelligente, Temmink sa che la sua vita dipende dalla forza delle sue mani spietate; ma l'assidua frequentazione delle palestre, la consapevolezza che gli altri "morituri" - come lui, disperati - potranno diventare i nemici del giorno dopo, accendono imprevedibilmente nella sua anima sentimenti vicini alla generosità e all'amicizia. Dopo la morte di un compagno, Temmink è ormai stanco e non vuole più continuare ad uccidere per sopravvivere...

La cornice futuribile e la denuncia della barbarie istituzionalizzata sono, sostanzialmente, le stesse presentate (pur con esiti diversi) nella Decima Vittima (1965), in Rollerball (1975) o in The Running Man (1987).
Come quei film, anche questo si eleva dalla media dei post-apocalittici interamente giocati sullo spettacolo o sull'azione: la violenza proposta sullo schermo raggiunge punte di realistica crudezza, ma il discorso che la sottende è sincero ed invita - amaramente - a riflettere sui valori dell'individuo, della libertà, della democrazia.

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