AFRICA PARADIS
  
Produzione: 2006 - Francia, Metis Productions/Koffi Productions, col., 86 min.
Regia: Sylvestre Amoussou
Sceneggiatura: Sylvestre Amoussou
Musica: Wasis Diop
Interpreti: Eriq Ebouaney, Sylvestre Amoussou, Charlotte Vermeil, Sandrine Bulteau, Martial Odone, Mylène Wagram, Emile Abossolo M'bo, Christian Gibert, Thierno Ndiaye, Cheik Doukouré, Jean-Pierre Beau, Nathalie Chaban, N'Gwamoué Diabaté, Sonia Kagna, Benjamin Pascal, Assietou Sall, Michel Winogradoff, Ndèye Thiaba Diop, Mariam Kaba, Thierry Desroses
Nel 2033, masse di emigranti in fuga dalla miseria e dalla povertà che hanno gettato l'Europa nel baratro di una irreversibile crisi socio-economica muovono verso il continente africano, diventato il paese più ricco e tecnologicamente più evoluto della Terra. Due giovani parigini disoccupati, Oliver e sua moglie Pauline - lui era un informatico, lei una maestra - decidono, come tanti altri, di tentare la sorte pagando il costoso imbarco clandestino su un battello diretto verso le coste africane; ma una volta sbarcati sono intercettati dalla polizia e trattenuti in un "centro di prima accoglienza" in attesa di essere forzosamente rimpatriati. Oliver riesce ad evadere e si adatta a sopravvivere in un paese che vede, salvo poche eccezioni, negli immigrati bianchi un pericoloso fenomeno di destabilizzazione sociale. Pauline, nel frattempo, ha trovato una precaria occupazione come domestica: la speranza di potere un giorno ricongiungersi con il marito ed iniziare una nuova vita le danno la forza necessaria per tirare avanti.
A dar credito alle interviste, l'esordiente regista Sylvestre Amoussou, nato in Benin e trasferitosi in Francia dove ha intrapreso la carriera artistica come attore, non avrebbe inteso realizzare un film politico, ma semplicemente la storia d'amore di due emigranti, ostacolata dai pregiudizi, dalla indifferenza o dalla aperta ostilità della gente con la quale viene a contatto. In realtà, il film prende le mosse da una delle più delicate questioni sociali e politiche dei nostri tempi e la proietta, con suggestioni fantasociologiche, nel contesto di un ipotetico prossimo futuro nel quale lo stridente squilibrio tra paesi ricchi e paesi poveri è ribaltato a vantaggio del Terzo Mondo, ma nel quale i problemi delle responsabilità e dell'approccio culturale alla integrazione tra i popoli sono soltanto ridistribuiti ed ancora irrisolti.

Il film soffre, forse, di una tenuta più televisiva che cinematografica e di situazioni bozzettistiche e caricaturali, ma lo spunto, pur essendo sviluppato sul timbro della commedia agrodolce, fornisce indubbiamente motivo di riflessione.

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