PITCH BLACK
 
Titolo italiano: PITCH BLACK
Produzione: 2000 - USA, col., 110 min.
Regia: David N. Twohy
Sceneggiatura: Jim Wheat, Ken Wheat e David N. Twohy
Effetti speciali: Patrick Tatopoulos, Double Negative Ltd., The Chandler Group, John Cox's Creature Workshop, The Magic Camera Company
Musica: Graeme Revell
Interpreti: Vin Diesel, Radha Mitchell, Cole Hauser, Keith David, Claudia Black, Lewis Fitz-Gerald, Rhiana Griffith, John Moore, Les Chantery, Firass Dirani, Vic Wilson, Simon Burke, Sam Sari, Ric Anderson, Angela Makin
Una grande astronave da trasporto, con a bordo un gruppo di pellegrini diretti alla Nuova Mecca, un poliziotto che scorta un detenuto, e vari altri campioni di umanità, viene colpita da uno sciame di micrometeoriti. Seriamente danneggiato e fuori controllo, il vascello entra nel campo gravitazionale di uno sconosciuto pianeta, sul quale finisce per precipitare, malgrado gli sforzi disperati del pilota che, nel tentativo di recuperare l'assetto di volo, sgancia tutte le sezioni posteriori, mandandole a schiantarsi al suolo con i passeggeri che le occupavano. I superstiti, una decina, si ritrovano su un mondo arido, desolato e apparentemente deserto, orbitante al centro di un sistema di tre stelle, sul quale non scende mai la notte.
Una navetta intatta, scoperta tra le rovine di una precedente spedizione geologica misteriosamente annientata, rappresenterebbe - una volta rifornita - la salvezza, ma durante il trasferimento del materiale necessario il pianeta rivela di avere un gigantesco compagno, un mondo enorme e vicinissimo, il quale nel suo movimento periodicamente eclissa le stelle. E l'oscurità è l'habitat in cui prospera l'unica forma di vita indigena, un feroce predatore che teme soltanto la luce.

Molta (forse troppa) carne al fuoco in questo fanta-horror, peraltro ben realizzato. Twohy, regista e co-sceneggiatore, presenta una variegata galleria di personaggi: una donna pilota con gravi sensi di colpa per aver deliberatamente sacrificato i tre quarti del carico umano che trasportava, un uomo di legge che si rivela un bounty-killer drogato e privo di scrupoli, un erculeo detenuto, assassino confesso e convinto, costretto a fare l'eroe e impegnato in dispute teologiche, lui ateo, con un mussulmano di colore che vive nella fede in Allah ("Dov'è il tuo dio adesso?" ghigna Riddick quando una pioggia improvvisa spegne le misere fiaccole la cui luce teneva a bada l'orda dei mostri).
La trama nelle sue linee essenziali (il naufragio su un mondo sconosciuto, l'attraversamento di un territorio ferocemente ostile, alla ricerca di una improbabile salvezza, con i protagonisti che cadono uno dopo l'altro) richiama alla memoria "Somewhere a voice", il racconto che apriva la splendida antologia di Eric Frank Russell "Una voce dal nulla" (Galassia, CELT, 1968). Lodevoli i tentativi di dire qualcosa di nuovo sotto l'aspetto visivo, con filtri che simulano intensità e colori della luce solare diversi da quella cui siamo abituati, le soggettive della visuale dei mostri e di Riddick, i cui occhi chirurgicamente modificati gli consentono una visione estesa al campo dell'infrarosso. Convincenti gli attori, al di là di qualche battuta sopra le righe, la cui "disperata speranza" di salvezza non riesce a mascherare l'intima, rassegnata certezza di non farcela. Eccellenti gli effetti speciali, dalle scene del naufragio alle creature zannute, chitinose e tentacolate, volanti in fittissimi sciami come le api, strano ma riuscito connubio tra un granchio, una piovra e un pipistrello.

Il film originariamente avrebbe dovuto titolarsi "Nightfall", in omaggio ad Isaac Asimov, il quale nel suo celebre racconto aveva ipotizzato di un mondo senza notte perchè posto all'interno di un complesso sistema di stelle multiple, ma si finì per soprassedere, temendo confusioni con il Nightfall del 1988 di Paul Mayersberg, e soprattutto con il nuovo Nightfall (remake del precedente) girato nello stesso anno 2000 da Gwyneth Gibby.

Nel 2004 è stato prodotto il sequel The Chronicles of Riddick.

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