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DONG |
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Titolo
italiano: THE HOLE - IL BUCO |
Produzione:
1998
- Taiwan/Francia, Arc Light Films/Central Motion Pictures Corp./China Television/Haut
et Court/La Septieme-Arte, col., 95 min. |
Regia:
Tsai Ming-Liang |
Sceneggiatura:
Tsai
Ming-Liang, Yang Ping-Yang |
Interpreti:
Lee Kang-Sheng,
Yang Kuei-Mei, Tien Miao, Hsiang-Chu Tong |
Alle
soglie del 2000, a Taipei, flagellata da diversi giorni da una incessante
pioggia sporca, si propaga una misteriosa epidemia che spinge la gente a
rintanarsi in angoli bui, tra ogni genere di rifiuti e di insetti, e ad
attendere passivamente che un qualche destino si compia. Le autorità
tentano di far evacuare i quartieri contagiati sospendendo l'erogazione
del gas, della luce e dell'acqua, ma alcune persone non abbandonano le case.
In un palazzo inzuppato di umidità e invaso da scarafaggi, un uomo
osserva l'inquilina del piano di sotto attraverso un buco lasciato aperto
nel pavimento del salotto da un idraulico che aveva provato a riparare un
guasto: la ragazza, dapprima infastidita da quell'intrusione, prova inutilmente
a chiudere il buco, ma l'uomo continua a spiarla e, quando avverte che l'epidemia
la sta raggiungendo, le porge un braccio attraverso l'apertura. |
In
un mondo in cui sembra scomparsa la dignità umana, due anime malate
di solitudine si indagano, si incontrano, si rincorrono spinte da una
curiosità reciproca. I claustrofobici interni del palazzo in pieno
abbandono (muri macchiati di muffa, androni e scale in penombra, invasi
da rottami e sporcizia, attraversati da ombre sfuggenti e infestati da
scarafaggi) amplificano l'assuefazione alla malattia degli anonimi protagonisti.
I pochi rumori esterni (la pioggia, la voce metallica di un televisore
che trasmette notiziari e canzonette degli anni '50) amplificano i silenziosi
passi della degradazione fisica e spirituale. Soltanto il buco attraverso
il quale torna inaspettatamente a filtrare una sia pur precaria scintilla
di vita, sembra riuscire a rompere le prigioni che gli uomini, inconsapevolmente,
si sono costruite. |
Tsai
Ming-Liang, alla sua quarta regia, continua il discorso sul dramma esistenziale
della grande città ancorandolo ad una rifessione sulle conseguenze
dell'irrazionale sviluppo urbano dell'ultimo decennio e profilando un
futuro di povere speranze.
Vincitore del premio della critica al Festival di Cannes 1998 e considerato
tra le più originali pellicole di "fine millennio", The
Hole, a conti fatti, è un cortometraggio abilmente ampliato
in lungometraggio. Quasi privo di dialogo, crea emozioni registrando gli
impercettibili rumori del quotidiano e conferendo agli oggetti e alle
luci una fisicità quasi organica e ai corpi una oggettività
spenta, irreale e angosciosa. |
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