BRAINDEAD
  
Titolo italiano: SPLATTERS - GLI STRIZZACERVELLI
Produzione: 1992 - Nuova Zelanda, WingNut Films/Avalon-NFU Studios/New Zealand Film Commission, col., 104 min.
Regia: Peter Jackson
Sceneggiatura: Peter Jackson, Frances Walsh, Stephen Sinclair
Musica: Peter Dasent
Interpreti: Timothy Balme, Diana Peñalver, Vera Cosgrove, Ian Watkin, Brenda Kendall, Stuart Devenie, Jed Brophy, Stephen Papps, Murray Keane, Glenis Levesiam, Lewis Rowe, Elizabeth Mulfaxe, Harry Sinclair, Davina Whitehouse, Silvio Fumularo, Brian Sergent, Peter Vere-Jones, Tina Regtien, Bill Ralston, Tony Hopkins, Forrest J Ackerman
L'iperpossessiva madre di Lionel, cercando di sorprendere il figlio con la sua ragazza Paquita
nello zoo dove si sono dati appuntamento, viene aggredita mortalmente da una pericolosissima scimmia di Sumatra ed è contaminata da un terribile virus che agendo sui centri nervosi la trasforma in un famelico zombi.
Lionel non riesce ad escogitare altro di meglio che nascondere in casa il corpo della madre e quelli delle vittime che ella nel frattempo ha contagiato, cercando di renderli inoffensivi mediante forti dosi di tranquillanti. Ma il rimedio non è efficace: dopo aver zombificato anche lo zio Les che, scoperto l'accaduto ricattava Lionel per impadronirsi dell'eredità, mamma e mostri dilagano in città seminando l'epidemia. Per Lionel e Paquita si prepara una battaglia senza quartiere a colpi di tosaerbe, centrifughe ed altre armi poco convenzionali.
Premiato in diverse manifestazioni cinematografiche - tra le quali i festival di Avoriaz, Amsterdam, Sitges, Porto e il Fantafestival - il film di Peter Jackson (futuro regista della saga del Signore degli anelli), è stato esaltato o denigrato dalla critica e dal pubblico italiano - complice l'arbitrario doppiaggio che ha stravolto il senso dei dialoghi - come esempio stravagante di comicità orrorifica, di trash demenziale da accettare o respingere senza mezze misure.

Le componenti dello scandalo visionario e del feroce umorismo macabro giocano, certamente, un ruolo fondamentale, ma vanno interpretate in relazione al modo di concepire l'horror da parte di Peter Jackson, nell'ambito del discorso stilistico già sviluppato con Bad Taste. L'uso dei primissimi piani e del grandangolo, la recitazione volutamente impostata sopra le righe, lo stridente contrasto tra la cornice idilliaca della cittadina e la furia omicida che si impadronisce dei protagonisti sono funzionali all'approfondimento del genere in chiave anarchica, per una enunciazione degli aspetti figurativamente e contenutisticamente grotteschi e antiborghesi.
Vera antologia del "cattivo gusto", il film parte dall'abusata premessa fantaorrorifica del contagio per imbastire una serie di situazioni che bersagliano la famiglia, il razzismo, il sesso, la religione. Consapevole di scrivere un capitolo conclusivo del suo primo approccio al cinema, Jackson prende congedo definitivo dagli incubi e dalle provocazioni della sua adolescenza nell'unica maniera possibile, eternandoli sulla pellicola nella descrittività più forsennata.

Titolo alternativo: Dead Alive.

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