BICENTENNIAL
MAN
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Titolo italiano: L'UOMO BICENTENARIO | |||
Produzione: 1999 - USA/Germania, Columbia/1492 Pictures/Laurence Mark Productions/Radiant Film GmbH/Touchstone Pictures, col., 132 min. | |||
Regia: Chris Columbus | |||
Sceneggiatura: Nicholas Kazan dal racconto "The Bicentennial Man" di Isaac Asimov e dal romanzo "The Positronic Man" di Isaac Asimov e Robert Silverberg | |||
Effetti speciali: Steve Johnson's XFX, Dream Quest Images, Keith Vanderlaan's Captive Audience Productions, Tippett Studio | |||
Musica: James Horner; brani da Joseph Haydn | |||
Interpreti: Robin Williams, Embeth Davidtz, Sam Neill, Oliver Platt, Kiersten Warren, Wendy Crewson, Hallie Kate Eisenberg, Lindze Letherman, Angela Landis, John Michael Higgins, Bradley Whitford, Igor Hiller, Joe Bellan, Brett Wagner, Stephen Root, Scott Waugh, Quinn Smith, Kristy Connelly, Jay Johnston, George D. Wallace, Lynne Thigpen, Ples Griffin | |||
Costruito per assolvere le mansioni di domestico tuttofare Andrew, robot modello NDR 114, manifesta inaspettate doti di creatività, curiosità e amicizia che sorprendono la famiglia di Richard Martin che lo ha acquistato e impensieriscono i progettisti della "Robotrix" che sospettano un fastidioso difetto di fabbricazione. Educato da Richard, Andrew impara a conoscere la mentalità dell'uomo e la sua storia; ne apprende le debolezze, i bisogni e gli ideali e, gradualmente, sviluppa l'esigenza di appartenere alla specie che lo ha adottato e per la quale mostra ammirazione. Ottenuta la libertà da Martin e con essa il riconoscimento di non essere più un semplice "elettrodomestico", Andrew si costruisce una casa in riva al mare e va in cerca dei suoi simili per meglio conoscere se stesso. Ma i robot che incontra sono stati dismessi o riprogrammati e soltanto a San Francisco, attraverso la bizzarra robot Galatea, incontra Rupert, un geniale programmatore che ha continuato in segreto gli studi per sviluppare la personalità robotica. Lavorando con lui ad un progetto per combinare insieme meccanica e biologia, Andrew ottiene, finalmente, sembianze umane e percezione sensoriale della realtà, ma, quando impara a conoscere il calore dei sentimenti, più dura si fa la consapevolezza di non essere uomo: dotato di cervello positronico e corpo di uomo, Andrew è ancora una cosa immortale, un imprecisato incrocio tra la macchina e l'essere vivente. Per essere riconosciuto e accettato come umano, Andrew deve diventarlo a tutti gli effetti, accettando di invecchiare e di morire. | |||
La
vicenda si svolge in "un futuro non troppo lontano", coprendo
un arco di tempo di duecento anni dal 2005. NDR 114 gravita attorno alla
famiglia Martin, conoscendone tre generazioni, e si conclude sul letto d'ospedale
a fianco di Porzia, pronipote della piccola Miss, in attesa del verdetto
sulla riconoscibilità della sua condizione umana e con l'assistenza
di una devota infermiera (la stessa Galatea diventata anch'essa semi-umana).
Il trascorrere del tempo non cambia molto la società civile: le metropoli
americane sono soltanto moderatamente più tecnologizzate. Il traffico
è smaltito da strade terrestri e circuiti aerei di media altezza,
l'architettura è un po' più faraonica, ma la gente continua
a sposarsi in chiesa, veste alla maniera del 2000 e nei party della ricca
borghesia si danza ancora sulle belle melodie di Gershwin. La sceneggiatura di Nicholas Kazan (figlio del regista Elia) disegna una prudente, ma credibile ambientazione del futuro e costruisce la figura dell'automa che vuole diventare uomo, giocando con misura tra toni comici (a volte esilaranti) e commozione. Il robot di Robin Williams esordisce con una spettacolare enunciazione delle 3 leggi della robotica in proiezione olografica, rassetta la cantina che gli è stata assegnata per camera avendo cura di non schiacciare un piccolo ragno, intaglia artisticamente il legno, ascolta con rapimento la musica, racconta barzellette, costruisce orologi di precisione, grida terrorizzato quando in attesa che Rupert gli applichi la maschera facciale scorge nello specchio il suo teschio ancora spoglio (...il suo "io interiore"), soffre per non sapere piangere alla morte dei suoi padroni, si tormenta al dilemma se vivere eterno come macchina o morire nel tempo degli uomini... |
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Il film è stato accolto male dalla critica italiana che ne ha sottolineato un imperdonabile sentimentalismo, un sotterraneo razzismo (perché la macchina non dovrebbe rivendicare orgogliosa la propria diversità?...e la condizione umana è davvero poi tanto nobile e desiderabile?...) e una farisaica descrizione dell'umanità generosa e felice, dimentica delle sue interne contraddizioni. Il giudizio è, in parte, eccessivo; tradisce la pompieristica vocazione all'impegno civile di tanti nostri recensori ed è, forse, pilotato, più o meno consapevolmente, anche dall'opinione sfavorevole sulle qualità del regista Columbus (già denigrato come autore di film commerciali quali Mamma ho perso l'aereo e Mrs. Doubtfire). |
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Il soggetto è tratto dal racconto "The Bicentennial Man" scritto da Asimov nel 1976 in occasione dei 200 anni dalla nascita degli Stati Uniti e trasferito, poi, nel romanzo "The Positronic Man", in collaborazione con Robert Silverberg. |
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Distribuito in Europa con i titoli Der 200 Jahre Mann (Germania), El Hombre Bicentenario (Spagna), L'homme bicentenaire (Francia). |
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