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EL
MILAGRO DE P. TINTO
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Produzione:
1998
- Spagna, Sociedad General de Televisión, b/n e col., 106 min. |
Regia:
Javier Fesser |
Sceneggiatura:
Guillermo
Fesser, Javier Fesser |
Effetti
speciali: Ricardo
G. Elipe |
Musica:
Suso
Sáiz |
Interpreti:
Luis
Siges, Silvia Casanova, Pablo Pinedo, Javier Aller, Emilio Gavira, Janfri
Topera, German Montaner |
Il
buon P. Tinto e sua moglie Olivia (cieca dalla nascita) sono invecchiati
nell'inutile attesa di un figlio. Ancora profondamente legati da un sentimento
che li ha sorretti nelle numerose prove riservate loro da un destino avverso,
i due vivono in una
casetta isolata (l'unico rapporto con il mondo esterno è l'intermittente
sferragliare di un treno che passa ai margini della valle), aspettando
con serenità la fine dei giorni e confondendo con soave candore i
sogni e le illusioni con la realtà... La speranza, come si dice,
è l'ultima a morire e quando due stranieri bussano alla loro porta
chiedendo ospitalità, loro li riconoscono per i figli mai avuti.
Gli ospiti, in verità, sono due marziani costretti ad un atterraggio
di fortuna a causa di un'avaria dell'astronave, ma gentili e di animo generoso,
comprendono il dramma della coppia e stanno al gioco fino a quando non sopraggiunge
un terzo straniero che, fuggito da un manicomio, asserisce di essere il
figlio adottivo dei Pinto. |
Piacevolissima
commedia (inspiegabilmente mai arrivata in Italia se non in occasione di
qualche rassegna cinematografica locale e applaudita al Festival di Locarno
del 1999) diretta con garbo e sensibilità da Javier Fesser, un regista
che ha fatto esperienza prevalentemente nei cortometraggi pubblicitari e
che, in questa occasione, mostra di aver appreso gli insegnamenti dei maestri
del cinema surreale e di saperli riproporre in maniera personalissima. |
Al di là dell'intreccio che tocca talora momenti esilaranti,
il film parla di religione, dei significati del matrimonio, della solitudine
della terza età, del dramma degli emarginati e, stilisticamente,
si carica di sottili simbolismi suggerendoci la presenza incombente e
misteriosa di una vita (il treno) che passa via sfiorando appena quella
dei protagonisti, presentandoci una bizzarra astronave che è in
tutto simile ad una scalcinata utilitaria, o regalandoci la sfumata immagine
di un sole al tramonto che fa da silenzioso confidente ai dialoghi dei
due vecchietti.
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