Ai margini di una tranquilla foresta, un uomo si dedica alla coltivazione di marijuana impiegando a mo' di fertilizzante un pericoloso miscuglio chimico. L'"erba" cresce rigogliosa, ma con essa crescono, spaventosamente, anche le zecche: l'uomo, ovviamente, è la prima vittima dei repellenti insetti diventati grossi come pulcini.
Tempo dopo, due assistenti sociali hanno l'infelice idea di accompagnare alcuni ragazzi in un'escursione in quella zona, convinti che il contatto con la natura rafforzerà lo spirito di gruppo e produrrà effetti benefici sul loro carattere ribelle. I ragazzi, ovviamente, scopriranno le uova delle zecche mutanti e, esponendosi ai loro morsi rabbiosi, rischieranno di allargare il contagio a macchia d'olio.

Sulla scia del successo di Aracnofobia, Tony Randel ripropone la vecchia storia degli insetti mutanti e della natura in rivolta contro l'umanità irresponsabile, collocandola in un contesto (purtroppo) più attuale e più conosciuto al pubblico dei giovani americani (i protagonisti sono ragazzi "difficili", incapaci di governare inconsce paure o di creare un rapporto costruttivo con gli adulti). Il film non è particolarmente gradevole, ma le zecche mostruose si muovono sullo schermo con discreto realismo grazie al buon lavoro di Yancy Calzada alla stop-motion.