A Bruxelles, Albert, trentacinquenne venditore di
patatine fritte, conta nella sua affezionata clientela cittadini valloni
e cittadini fiamminghi. Cordiale e gentile con tutti, il giovanotto regala
ai frequentatori del suo negozietto dolciumi e bigliettini augurali o
contenenti motti di sapienza spicciola. La notte di fine anno, Albert
partecipa ad una festa (su internet si celebra il capodanno giapponese)
ed incontra la prima donna della sua vita, una ragazza fiamminga.
Il giorno dopo egli scopre che il Belgio è stato diviso in due
da un muro: Fiandre e Vallonia, cattolici e socialisti, sono adesso nettamente
separati da una massiccia frontiera eretta di colpo durante la notte lungo
un immaginario confine linguistico, che tutto ha tagliato nel suo percorso,
case, automobili, e bottega di Albert.
Il nuovo assetto sociale celebra l'avvento di due regimi nazionalisti
che intendono salvaguardare le proprie identità etnico-linguistiche
con l'uso della forza. Anche gli amici di Albert sono adesso trasformati
in spietati tutori dell'ordine, incaricati di malmenare e cacciare quanti
non appartengano alla loro razza. Per i due innamorati non c'è
altro luogo di incontro che una stazione vuota, dalla quale non partirà
più alcun treno. Un capostazione, molto somigliante al defunto
padre di Albert, brinda con loro al nuovo anno.
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Nell'ambito
dell'iniziativa promossa dalla Le Sept Arte e Haut et Court per il film
di "fine millennio", Alain Berliner invita il pubblico del 2000
a riflettere sulle tensioni interne della società belga (problema
peraltro poco dibattuto sulla scena internazionale) assunte a simbolo
delle stridenti contraddizioni di un'Europa che vuole essere unita. Nel
1998 il muro di Berlino appartiene già alla storia del passato,
ma nuovi muri frenano il cammino verso l'integrazione sociale, la pace
e la tolleranza.
Lo scenario surreale che il regista prospetta è quello della fantapolitica,
ma il dramma che racconta è quanto mai attuale.
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