BARB
WIRE
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Titolo italiano: BARB WIRE | |||
Produzione: 1996 - USA, Propaganda Films/Dark Horse Entertainment, col., 98 min. | |||
Regia: David Hogan |
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Sceneggiatura: Chuck Pfarrer e Ilene Chaiken, da un racconto di Ilene Chaiken | |||
Musica: Michel Colombier | |||
Interpreti: Pamela Anderson Lee, Temuera Morrison, Victoria Rowell, Udo Kier, Jack Noseworthy, Jennifer Banko, Xander Berkeley, Adriana Alexander, Andre Rosey Brown, Clint Howard, Steve Railsback, Vanessa Lee Asher, Mary Anna Reyes, John Paxton, Joe Sagal, Loren Rubin |
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La seconda guerra civile americana del 2017 ha provocato il crollo della democrazia. Il paese è ora guidato da un Direttorato che, pur definendosi una Repubblica Congressuale, ha di fatto imposto alla nazione un regime di stampo fascista. Un enorme apparato di polizia sorveglia la popolazione, sottoponendo i cittadini a soprusi di ogni genere. Soltanto il porto franco di Steel Harbor mantiene una qualche forma di autonomia e di libertà. |
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Barb Wire, già Barbara Kopetski, è una ex ribelle che
- abbandonata durante un'azione dal compagno Alex - si è stabilita
proprio a Steel Harbor, dove ora gestisce l'Hammerhead, un locale notturno
inevitabile luogo di ritrovo di spie, ribelli, mercenari e fuorilegge,
tenuto sotto stretto controllo dagli agenti del Direttorato. |
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Una
coppia in fuga in cui l'uomo, facendo appello ad una passata love-story,
chiede aiuto all'ex amante, che gestisce un locale notturno situato nell'ultima
zona franca superstite del territorio americano. Una zona franca in cui
si scontrano in un mortale duello gli emissari del governo degli Stati Uniti
e i ribelli-partigiani che lottano per la libertà. Anche se l'accostamento
può sembrare irriverente, non si può dar torto a chi ha ravvisato
in questo scenario numerose similitudini con il mitico "Casablanca".
Tratto da un comic della Dark Horse, Barb Wire (filo spinato), ha - ambientazione a parte -, ben poco altro in comune col capolavoro di Curtiz, a cominciare dalla Anderson, che non è certo un Bogart in versione femminile. Il film non è disprezzabile, ma avrebbe potuto risultare assai più convincente se la regia avesse puntato a valorizzare - oltre alle grazie della protagonista -, anche le atmosfere proprie del fumetto, che non sono state invece adeguatamente sviluppate. Quanto alla Anderson, del tutto a proprio agio nel suo abbigliamento fetish, fa il possibile per dimostrare di non essere lì soltanto per il suo spettacoloso fisico. Del film circola anche una versione "uncut" che contiene alcune scene più esplicite girate dalla Anderson ed eliminate nella copia ufficiale. |
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