HARRISON BERGERON
 
Produzione: 1995 - Canada, col., 105 min.
Regia: Bruce Pittman
Sceneggiatura: Arthur Crimm, basata sul racconto di Kurt Vonnegut Jr.
Musica: Louis Natale
Interpreti: Sean Astin, Miranda de Pencier, Eugene Levy, Howie Mandel, Christopher Plummer, Nigel Bennett, Peter Boretski, Emmanuelle Chrioli, Hayden Christensen, Roger Dunn, Matthew Ferguson, Jayne Eastwood
Lasciatasi alle spalle la Seconda Rivoluzione americana, l'umanità si è riorganizzata, nel 2053, in una società che ha deciso di eliminare alla radice quelle che considera le cause scatenanti di ogni conflitto: le disparità sociali ed economiche, le sperequazioni, i privilegi, tutte le situazioni di diversità che generano invidia, ostilità, avversione, odio. Per ottenere lo scopo, è stato ideato un sistema che costringe i cittadini ad una esistenza identica per tutti, anche se desolatamente piatta ed uniforme. Il livellamento imposto si estende ad ogni espressione della vita e delle attività umane: a scuola, nella vita, nello sport, vengono premiati i mediocri, mentre sono repressi i migliori, i più dotati, i più capaci. I media diffondono informazioni di minima valenza, e spettacoli che non suscitano riflessioni e domande. Ancora più orribile è il fatto che il sistema ha invaso anche la sfera del pensiero, ed obbliga ogni individuo a portare sul capo una piccola cuffia metallica contenente un apparecchio che inibisce ed ottunde le facoltà mentali, abbassa il quoziente d'intelligenza delle menti più elevate e di fatto cancella artisti, pensatori, filosofi, scienziati.
Harrison Bergeron è un giovane dal superiore intelletto, tenuto d'occhio sin dai tempi della scuola dove primeggiava nello studio, al quale si apparecchia un matrimonio con una ragazza tanto graziosa quanto sciocca, che i computer garantiscono gli darà una normale, innocua progenie. Quando neanche una cuffia potenziata riesce a cortocircuitarne i pensieri, Harrison viene condannato ad un intervento chirurgico obbligatorio, che ridurrà definitivamente il suo quoziente intellettivo. In clinica, prima dell'operazione, il giovane si lega sentimentalmente a Phillipa, bellissima infermiera che lo tenta, novella Eva, a sperimentare l'illegale piacere di liberarsi dai ceppi mentali della cuffia. Sorpreso dalla polizia, e convinto che sia giunta la sua ultima ora, Harrison si ritrova invece al cospetto dell'Amministratore Capo Klaxon, dal quale apprende come le sue annose peripezie siano state un test, volto a stabilire se disponeva dei requisiti necessari per entrare a far parte dell'elitario e segretissimo gruppo che domina la società. "Ci vogliono persone di grande intelligenza - gli dice Klaxon - per guidare masse che ne sono prive". Il prezzo dell'adesione è alto: Harrison sarà dichiarato ufficialmente morto, e quindi non potrà mai più vedere amici e parenti, nè potrà sposarsi e avere figli. Di contro, potrà godere della più totale libertà di pensiero, che prevede l'accesso senza limitazioni alle fonti di ogni cultura e informazione, e della compagnia di Phillipa. Harrison, che non ha scelta, poichè un rifiuto lo riporterebbe in sala operatoria, viene assegnato alla supervisione dei programmi televisivi, che dovrà preoccuparsi di mantenere di infimo livello. Ma Phillipa, incinta, fugge per non perdere il bambino e, arrestata, viene lobotomizzata. Impazzito di rabbia e di dolore per la perdita della compagna e del figlio, Harrison si barrica negli studi ed inizia a trasmettere tutti i più grandi capolavori letterari, i film più impegnati, le opere liriche più famose, i migliori documentari sull'arte, sulla scienza, sulla storia e sullo sport, esortando gli spettatori a liberarsi delle cuffie e a riprendere coscienza di sé. Fermato e riportato all'ordine, si toglie la vita in un ultimo, disperato, gesto di rivolta. E forse il suo messaggio non è stato vano...
"Gli uomini non sono stati creati tutti uguali. È compito del governo renderli tali". Su questa frase, che stravolge e rovescia il principio affermato da Thomas Jefferson nella dichiarazione di indipendenza americana, Vonnegut poggia la sua vicenda, che tratteggia un mondo allucinante, forse ancora peggiore di quello immaginato da Orwell in 1984, dove la costrizione non arrivava al controllo mentale. La drammatica ironia del discorso politico di Vonnegut si rivela appieno quando Harrison scopre che l'apparente e forzata uguaglianza della popolazione è un artificio, una mistificazione perpetrata da una classe dirigente segreta che manipola a suo piacimento le masse, e si perpetua prelevandone le intelligenze migliori, le stesse che ufficialmente avversa e vuole cancellare.
Conosciuto anche col titolo "Kurt Vonnegut's Harrison Bergeron".
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