Profondi sconvolgimenti sociali e politici hanno trascinato le metropoli americane nel caos e nella barbarie. Esposti ai soprusi di avventurieri e di bande armate che spadroneggiano impunemente per le strade, molte famiglie chiedono asilo nei pochi quartieri fortificati, ancora posti sotto il controllo della polizia. Ma, una volta trasferitosi nel campo "Safehaven n. 186", Ben Colt scopre che l'esistenza all'interno di questi distretti non è affatto migliore che all'esterno. I rifugiati, vittime delle angherie dei guardiani che impongono l'ordine con il pugno di ferro, sono, a tutti gli effetti, dei prigionieri inermi. Contro la brutalità dei sorveglianti, un gruppo di profughi sta già organizzando la rivolta e Colt non tarda a schierarsi con loro per contribuire alla causa della libertà.

Post-apocalittico realizzato a basso costo e diretto con scarso impegno, che si sviluppa sui meccanismi dell'action-movie trascurando ogni possibile metafora sulla strumentalizzazione della violenza da parte del sistema. Scene di violenza e di perversioni sessuali dovrebbero mantenere alta la tensione del racconto e garantire lo spettacolo.