LE DERNIER COMBAT
|
|||
Titolo italiano: LE DERNIER COMBAT |
|||
Produzione: 1983 - Francia, Les Films du Loup/Constantin Alexandrov, b/n, 92 min. | |||
Regia: Luc Besson | |||
Sceneggiatura: Luc Besson, Pierre Jolivet | |||
Musica: Eric Serra | |||
Interpreti: Pierre Jolivet, Jean Bouise, Jean Reno, Christiane Kruger, Fritz Wepper, Maurice Lamy | |||
La
civiltà è stata distrutta da un'immane catastrofe: del mondo
degli uomini restano soltanto macerie, oggetti dispersi di una inattuale
esistenza quotidiana, ed un pugno di sopravvissuti che, incapaci di parlare
a causa di un veleno nell'aria, si aggirano come animali, pronti a ferire
e ad uccidere per continuare a vivere. |
|||
Besson esordisce alla regia rileggendo, con l'ambizione dell'intellettuale che si è formato alla scuola del nuovo cinema francese, un filone che ad Hollywood si stava affermando in quegli anni soprattutto sul piano della spettacolarità. Le Dernier Combat è l'allegoria del post-apocalittico, una cupa considerazione sulla violenza (o sulla violenta impotenza) quale ultimo necessario residuo della società umana. |
|||
In
un desolante scenario di polvere e macerie (fotografato da Carlo Varini
in un implacabile bianco e nero) bande di vagabondi prendono possesso di
quanto è stato risparmiato dalla rovina, spinti da una confusa memoria
della specie che ha conosciuto nell'uomo il padrone della natura e della
materia. Ancora vicini al tempo della catastrofe, ma ormai irrimediabilmente
confinati in un presente di distruzione, i sopravvissuti possono riconoscere
se stessi soltanto nel gesto che afferma la loro forza o la loro presenza.
Il giovane, il branco di vagabondi e il bruto anticipano l'involuzione allo
stato animalesco, il regresso al primordiale dopo il crollo della società
civile. L'atmosfera malata impedisce l'uso della parola (soltanto una maschera
ad ossigeno permette al protagonista di sussurrare un timido, grottesco
"Bonjour") e le pagine di un libro sono ormai incomprensibili.
Su tutto aleggia un senso di maledizione biblica: l'istintivo rimpianto
per una dimensione umana conosciuta e perduta si mescola forse alla sensazione
di essere stati artefici della propria rovina. In questo mondo terribile l'uomo sta tornando animale: il medico - una specie di eremita depositario degli ultimi segreti dei padri - ne è consapevole ed affida ai graffiti (dal tratto singolarmente primitivo) e alla catena, che serra intorno all'ultima donna, il significato del suo sofferto presente e l'intuizione di un disperato futuro. |
|||
Il film è conosciuto anche con i titoli The Last Battle e The Final Combat. | |||
© | |||
|