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THE
DAY AFTER
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Titolo
italiano: THE
DAY AFTER - IL GIORNO DOPO
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Produzione:
1983
- USA, Abc Television, col., 135 min. |
Regia:
Nicholas
Meyer |
Sceneggiatura:
Edward
Hume |
Effetti
speciali: Robert
Blalack, Praxis Filmworks |
Musica:
David
Raskin, Virgil Thompson |
Interpreti:
Jason
Robards, Jo-Beth Wiliams, Steve Guttenberg, John Cullum, John Lithgow, Bibi
Besh, Lori Lethin, Amy Madigan, Jeff East, Robert Florio, Doug Scott, Ellen
Anthony, Kyle Aletter, Lin McCarthy, Dennis Lipscomb, Clayton Day |
Radio
e televisione trasmettono un crescendo di allarmanti notizie sull'acuirsi
della tensione internazionale tra Russia ed Occidente, ma a Lawrence,
nel Kansas, come in altre parti dell'America, nessuno sembra farvi troppa
attenzione. Mentre la gente è alle prese con i piccoli problemi
quotidiani, le basi militari ricevono messaggi in codice che allertano
i sistemi di sicurezza ed innescano le misure di ritorsione contro un'aggressione
nucleare. Quando il cielo si squarcia in due accecanti bagliori, per un
attimo la vita si ferma come sospesa: i motori non funzionano più,
le radio ammutoliscono, poi la gente per le strade, in viaggio nelle macchine
o all'interno delle abitazioni è investita dall'urto formidabile
dell'esplosione. L'onda radioattiva polverizza uomini e cose. Coloro che
si salvano scoprono una distesa di macerie e campi fumanti ricoperti da
cenere bianca. Nell'unico ospedale ancora funzionante si organizzano i
primi soccorsi, ma la situazione diventa insostenibile per l'ininterrotto
affluire di feriti e per la scarsezza dei mezzi necessari a fronteggiare
l'emergenza. All'esterno chi tenta di allestire campi di accoglienza non
ha altra indicazione che quella dei manuali di sopravvivenza stilati tempo
addietro dalle autorità locali, logori e inutilizzabili nella loro
assurda impostazione burocratica.
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Il
racconto intreccia il destino di un pugno di personaggi (il dottor Oakes,
l'agricoltore Dahlberg, lo studente Klein e pochi altri) cogliendoli dapprima
nella loro dimensione quotidiana e trasfigurandoli poi, nel dramma dell'olocausto,
in figure emblematiche di una umanità allo sbando, priva delle
certezze di un'intera vita, impotente di fronte al dolore e alla morte
dei propri cari, senza la prospettiva di un futuro.
Il regista e romanziere Meyer costruisce il racconto del "giorno
dopo" intervallando con buona abilità situazioni da soap-opera
con i
meccanismi del filone catastrofico e del documentario-inchiesta, e chiudendo
con due sequenze che in qualche modo riassumono il senso della trascorsa
civiltà: la nascita di un bambino fortemente voluta da una madre,
e l'abbraccio silenzioso tra due sopravvissuti sulla polvere di quella
che un tempo era stata una casa.
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Prodotto
per la televisione, il film ha riscosso grande successo presso il pubblico
americano, ma non altrettanto presso la critica - specialmente europea -
che ne ha fatto un piccolo "caso", condannando l'intera operazione
come una delle più astute spettacolarizzazioni dell'orrore, secondo
un deprecabile gusto tipicamente hollywoodiano. |
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