L'equipe del dottor Swafford si appropria della scoperta del dottor Gerald Appleby che nel corso di delicate ricerche biogenetiche è riuscito, quasi casualmente, a tracciare un procedimento per clonare gli esseri viventi. Appleby comprende che il suo lavoro è caduto in mani sbagliate quando, fuggendo da un improvviso incendio che distrugge il laboratorio, incontra il clone di se stesso, il quale, secondo i piani dei nuovi padroni, dovrà sostituirlo e collaborare in tutta obbedienza al perfezionamento della sperimentazione. Allontanato dai colleghi ed inseguito dalla polizia come un criminale, lo scienziato continua a lottare confortato soltanto dalla fiducia e dall'amore della sua donna, riuscendo a portare dalla sua parte anche il clone. Ma i nemici lo raggiungono: nel corso di una sparatoria, il clone e la ragazza vengono uccisi ed Appleby, sconvolto dal dolore, spara a sangue freddo contro Swafford che nel vano tentativo di salvarsi la vita fa appello alle superiori ragioni del progresso scientifico di fronte al quale l'esistenza dell'individuo è poca cosa. Tutto sembra ormai finito, ma alle spalle di Appleby si profila una figura somigliantissima al dottor Swafford pronta a far fuoco: è lui o il suo clone?

In anni nei quali ancora sulla clonazione circolano idee e nozioni imprecise e vaghe, il film ci dice che la duplicazione umana è resa possibile dalla rielaborazione di tessuti asportati dallo stomaco di un individuo. Nella mente dei criminali, il progetto è naturalmente finalizzato ad oscure manovre di potere e forse alla creazione di una razza eletta e facilmente governabile.
La vicenda si sviluppa sul piano del thrilling, senza ovviamente sfiorare la varietà di dilemmi etici e professionali che l'argomento suscita oggi nell'opinione pubblica e nei dibattiti politici.
La strana alleanza che si stringe tra il protagonista ed il suo clone anticipa, in qualche modo, una analoga situazione del Sesto giorno.