ZINDA LAASH
  
Produzione: 1967 - Pakistan, b/n, 103 min.
Regia: Khwaja Sarfraz
Sceneggiatura: Khwaja Sarfraz, Naseem Rizwani
Musica: Tassadaque Hussain
Interpreti: Habib, Baby Najmi, Rehan, Asad, Yasmeen, Nasreen, Ala-Ud-In, Deeba
Considerato dalla critica come il migliore film sui vampiri prodotto dalla cinematografia pakistana, Zinda Laash reinterpreta il saccheggiatissimo mito di Dracula muovendo da una premessa pseudo-scientifica, comune a tanta fantamedicina americana. Protagonista del film è il geniale, ma sfortunato professor Tabani che, dopo lunghi esperimenti di laboratorio, ingurgita un siero che dovrebbe renderlo immortale. L'elisir funziona, ma non secondo le modalità ipotizzate: esso procura, sì, l'immortalità, ma soltanto a prezzo di una infernale mutazione che trasforma lo sventurato in un "morto vivente". Colpito da spasmi lancinanti, lo scienziato muore sul colpo per resuscitare poi dalla bara, nel pieno della notte, trasformato in vampiro.
La vicenda continua, poi, sulla traccia più convenzionale dell'inevitabile caccia al mostro che, oltre ad aver vampirizzato l'assistente e un gruppo di belle ragazze del vicino villaggio, commette l'errore di conficcare gli acuminati canini anche sul collo del dottor Aqil, ospite occasionale nella sua sinistra dimora. La fidanzata e gli amici di Aqil, preoccupati per la sua misteriosa scomparsa, cominceranno ad indagare fino a scoprire la terribile verità.

Il film attinge al filone orrorifico del cinema occidentale - il debito di ispirazione alle produzioni Hammer è quanto mai esplicito - aggiungendovi elementi tipici del folklore nazionale con il risultato di arricchire di toni melodrammatici, di componenti erotiche e di improvvisi intermezzi musicali un racconto, in sè, molto prevedibile. A tratti originale e storicamente meritevole di attenzione, Zinda Laash è stato restaurato e riproposto in video dalla Mondo Macabro nel 2003.

Conosciuto anche con i titoli Dracula in Pakistan e The Living Corpse.

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