Il signor Zero, anonimo ragioniere in una grande azienda, perde il posto di lavoro quando l'ufficio viene automatizzato per scelta del consiglio di amministrazione. Sconvolto e umiliato, il signor Zero medita di uccidere il direttore dell'azienda.

Il film fantastica sulle conseguenze del suo gesto estremo e ci mostra la sua condanna a morte sulla sedia elettrica, l'esecuzione e il risveglio in un infernale aldilà dominato dalle macchine nel quale tutti sono condannati a premere pulsanti e a manovrare manopole in una catena di montaggio eterna e priva di significato.

Trasposizione cinematografica di una rappresentazione teatrale di Elmer Rice messa in scena per la prima volta nel 1923. Jerome Epstein tiene d'occhio gli insegnamenti della nouvelle vague costruendo un impianto surreale simboleggiante un impersonale mondo supertecnologizzato, ma non sa far proprie le atmosfere espressionistiche che permeavano il lavoro di Rice. Milo O'Shea e Phyllis Diller interpretano con sensibilità i coniugi Zero, vittime emblematiche di una alienazione sociale eretta a categoria universale.