CURSE
OF FRANKENSTEIN
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Titolo italiano: LA MASCHERA DI FRANKENSTEIN | |||
Produzione: 1957 - G.B., Hammer, col., 82 min. | |||
Regia: Terence Fisher | |||
Sceneggiatura: Jimmy Sangster | |||
Musica: James Bernard | |||
Interpreti: Peter Cushing, Hazel Court, Robert Urquhart, Christopher Lee, Melvyn Hayes, Valerie Gaunt, Paul Hardtmuth, Noel Hood, Fred Johnson, Claude Kingston, Alex Gallier, Michael Mulcaster, Andrew Leigh, Ann Blake, Sally Walsh, Middleton Woods, Raymond Ray, Ernest Jay, Raymond Rollett | |||
Il barone Victor Frankenstein, in attesa della condanna a morte, confida al prete la sua tragica storia... Orfano dei genitori, fin da bambino Victor Frankenstein rivela una spiccata propensione per l'indagine scientifica e il tutore, il dottor Paul Krempe, ne incoraggia gli sforzi, lasciando che con gli anni l'allievo superi il maestro. Krempe viene un giorno chiamato da Frankenstein per collaborare al progetto di rianimazione di un corpo morto: sperimentata con successo la tecnica sugli animali, egli vuole adesso creare l'uomo perfetto trapiantando su un cadavere le mani di un artista e il cervello di un genio. Krempe, pur combattuto da scrupoli morali, accetta di assisterlo, ma tenta poi di dissuaderlo quando al castello arriva Elizabeth, promessa sposa del barone. Frankenstein, tuttavia, non rinuncia al suo lavoro e, pur di procurarsi un cervello eccezionale, non esita ad uccidere un illustre professore suo ospite. Ma a seguito di un alterco con Krempe, l'organo viene danneggiato e la creatura che si anima nel laboratorio è un mostro che fugge dal castello e uccide un cieco ed un bambino prima di essere abbattuto da Krempe. Recuperato il corpo, Frankenstein gli restituisce la vita per una seconda volta e lascia che uccida Justine, l'ambiziosa servetta che, gelosa di Elizabeth, minaccia di denunciarlo alla polizia. Quando si avvicina il giorno del matrimonio, il mostro si libera dalla sua prigione e minaccia la vita di Elizabeth. Frankenstein lo affronta e riesce a distruggerlo... Il barone conclude la sua storia. Il patibolo lo attende. | |||
Alla metà degli anni '50, la Hammer si appropria dei mostri americani della Universal riproponendone le storie e spesso ribaltandone i significati. L'operazione, rischiosa e coraggiosa insieme, segna l'inizio di una fortunata attività che da un lato fuga il fantasma della crisi economica profilatasi alla fine delle coproduzioni americane, e dall'altro imposta una nuova concezione di horror cinematografico. Nella rilettura di Frankenstein, Fisher e Sangster concentrano l'attenzione sulla figura dello scienziato (interpretato egregiamente da Peter Cushing) cogliendone le sfaccettature più sinistre ed inquietanti. Il nuovo Victor Frankenstein non è il genio titubante e, in fine, pentito dei film americani, ma una mente fredda e calcolatrice, cinica e spietata, che non arretra di fronte all'omicidio e non disdegna una poco onorevole relazione sentimentale con una servetta. Superiore per ingegno e ardimento, Frankenstein ignora le leggi dell'uomo e di Dio e la sua confessione all'ombra del patibolo contiene, più del pentimento, una sfumatura di incredulità e di rancore verso un destino avverso. Nella rivisitazione inglese la creatura di Frankenstein (Christopher Lee) perde la sofferta umanità che Boris Karloff era riuscito mirabilmente ad infonderle: mostro ripugnante (il trucco di Phil Leakey rinuncia alle suggestioni "robotiche" di Pierce preferendo l'immagine sepolcrale di un volto in disfacimento) e ottuso, la cosa ricostruita in laboratorio è un male informe e primordiale che deve essere distrutto. Fisher imposta la storia come un incubo gotico di sangue e l'uso del colore e la cura per l'ambientazione ridimensionano drasticamente le atmosfere fantascientifiche del laboratorio, reso, qui, più simile ad una sporca camera operatoria di un medico folle che al piccolo intoccabile regno dello scienziato. | |||
Il film venne prodotto da Michael Carreras dopo l'abbandono di un iniziale progetto di coproduzione con gli americani. Esecrato dalla critica inglese conservatrice (Il Daily Telegraph lo etichettò: "For Sadists Only") la pellicola riscosse uno straordinario successo di pubblico che convinse la Hammer di avere imboccato la strada giusta. |
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