WEREWOLF OF LONDON
  
Titolo italiano: IL SEGRETO DEL TIBET
Produzione: 1935 - USA, Universal, b/n, 75 min.
Regia: Stuart Walker
Sceneggiatura: John Colton dal soggetto di Robert Harris
Trucco: Jack Pierce
Effetti speciali: John P. Fulton, David S. Horsley
Musica: Karl Hajos
Interpreti: Henry Hull, Warner Oland, Valerie Hobson, Lester Matthews, Lawrence Grant, Spring Byington, Clark Williams, J.M. Kerrigan, Charlotte Granville, Ethel Griffies, Zeffie Tilbury, Jeanne Bartlett

Il botanico Wilfred Glendon (Henry Hull) guida una spedizione tra i monti dell'Himalaya in cerca della "marfisa lupina lumina", un rarissimo fiore che cresce soltanto nelle notti di luna piena. Lo trova in una valle desolata, ma viene ferito - in modo apparentemente non grave - da una spaventosa creatura dall'aspetto ferino. Tornato a Londra, Glendon trascura gli amici e la moglie Lisa (Valerie Hobson) per dedicarsi allo studio del prezioso reperto, finché viene contattato dal sinistro dottor Yogami (Warner Oland) che lo implora di cedergli la "marfisa" dal cui siero si ricaverebbe un filtro capace di lenire le sofferenze di chi, come lui, è affetto da licantropia. Glendon non gli dà ascolto, ma Yogami dice la verità: è stato, infatti, lui stesso ad aggredirlo nel Tibet nel disperato tentativo di sottrargli la pianta e adesso che sa dove è nascosta è disposto a rischiare la vita pur di impadronirsene. Il destino di Glendon è segnato: dopo avere scoperto di essere stato contagiato dalla tremenda malattia ed essersi accorto che la "marfisa" gli è stata rubata, lo scienziato uccide Yogami e, perduto ormai ogni controllo, volge la furia omicida contro Lisa...

Werewolf of London non è il primo film sui licantropi (il primato spetta forse a The Werewolf del 1913) né il più fortunato (capostipite del filone è, per consolidato giudizio, The Wolf Man prodotto dalla stessa Universal nel 1941). L'intreccio è esile, la recitazione poco convincente e il make-up del geniale Jack Pierce è mortificato dalla riluttanza del protagonista Henry Hull a sacrificarsi in lunghe sedute di trucco.
Ma il film appare, comunque, interessante, soprattutto per l'originale intuizione degli sceneggiatori di spogliare l'elemento folkloristico della licantropia dai risvolti soprannaturali e di indirizzarlo sui binari della fantamedicina, sull'esempio del
Dottor Jekyll e Mister Hyde. Come Jekyll, anche il dottor Glendon è, in definitiva, uno scienziato accecato da un delirio di onnipotenza che lo spinge a forzare i confini della natura e i limiti della ragione, preparando, con ciò, la propria sventura.

Inizialmente progettato per Bela Lugosi che era stato preso in considerazione sia per il ruolo di Glendon sia, in alternativa, per quello di Yogami, il film ebbe la cattiva sorte di essere interpretato da due attori e diretto da un regista poco versati nel genere fantastico e di uscire nello stesso anno dell'attesissimo La moglie di Frankenstein.

Distribuito anche con i titoli: El lobo humano, Le monstre de Londres, Unholy Hour.

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