DER
GOLEM, WIE ER IN DIE WELT KAM
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Titolo italiano: IL GOLEM |
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Produzione: 1920 - Germania, Projektion-AG Union, b/n, 85 min. | |||
Regia: Paul Wegener, Carl Boese | |||
Sceneggiatura: Paul Wegener, Henrik Galeen dal romanzo di Gustav Meyrink | |||
Musica: Hans Landsberger | |||
Interpreti: Paul Wegener, Albert Steinruck, Lyda Salmonova, Ernst Deutsch, Hans Sturm, Max Kronert, Otto Gebuhr, Dore Paetzold, Lothar Muthel, Greta Schroeder, Loni Nest, Carl Ebert, Fritz Feld | |||
Intorno al 1580, a Praga, l'imperatore prepara un piano per allontanare dalla città gli ebrei accusandoli falsamente di aver sacrificato dei bambini in rituali blasfemi. Quando il conte Floriano pubblica l'editto per l'espulsione, il rabbino Löw, sapiente di arti magiche e di alchimia, decide di intervenire in difesa del suo popolo e, costruita una gigantesca statua d'argilla, il Golem, evoca il demonio Astarotte affinché gli riveli la parola necessaria ad infondergli la vita. Incastrata sul petto della statua una piccola incisione recante il nome "aemet" ("vita" o "verità"), Löw anima il Golem e lo conduce con sé alla corte dell'imperatore per dissuaderlo. Le sue preghiere e le sue minacce risultano vane e soltanto dopo che il palazzo rischia di crollare per la collera divina e il Golem salva la sua famiglia, l'imperatore accetta di ritirare l'editto. Terminata l'opera, il rabbino si prepara a restituire il riposo al colosso togliendogli l'incisione, ma Famulus, l'infido servitore, se ne impadronisce per farne strumento delle sue vendette. All'odine di rapire la giovane Miriam, figlia del suo padrone e sospetta di amare Floriano, il Golem, tuttavia, si ribella e in preda ad una cieca follia scatena il panico per le strade del Ghetto. Soltanto una innocente bambina che gli tende una mela riuscirà a fermarlo definitivamente togliendogli, per caso, il magico amuleto. | |||
Celebre trasposizione della leggenda del Golem filtrata, in questo caso, attraverso il romanzo di Gustav Meyrink. Romanticismo ed espressionismo si fondono in maniera ammirevole in una cupa raffigurazione del destino dell'umanità, da un lato testimoniando la fertile vena creativa dei cineasti tedeschi degli anni '20 e, dall'altro, creando presupposti e situazioni per l'adattamento cinematografico di Frankenstein del 1931. Gran
parte della suggestione del film riposa sulla fotografia di Karl Freund,
sulle luci di Kurt Richter e sulle scenografie di Hans Poelzig che si
risolvono nelle svettanti architetture gotiche, nelle viuzze che squarciano
il soffocante groviglio di case del Ghetto, nei vertiginosi giri delle
scale, nelle nervature dei sotterranei, nel livore spiritato dei volti.
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Paul Wegener (il Golem) e sua moglie Lyda Salmonova (Miriam) avevano già lavorato ai precedenti Der Golem del 1914 e Der Golem und die Tänzerin del 1917. In Italia la pellicola è conosciuta anche con il titolo Bug, l'uomo d'argilla; in America come The Golem e The Golem: How He Came Into the World. |
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