THE ELECTRIC VITALISER
Produzione: 1910 - G.B., Kineto, b/n, 9 min.
Regia: Walter Booth
Sceneggiatura: Walter Booth
Produttore: Charles Urban
Uno scienziato, studiando i poteri dell'elettricità, mette a punto una macchina che può infondere la vita ad oggetti inanimati o restituirla a corpi morti. Prime cavie per i suoi esperimenti sono un pesciolino morto contenuto in una boccia di vetro ed un cane investito da un motociclista. Poi l'inventore indirizza il raggio d'azione della macchina sulla statua di un antico romano che fa bella mostra di sé in un parco e sulle statue di un museo delle cere: Napoleone Bonaparte, la regina Elisabetta e personaggi meno illustri cominciano a passeggiare nella città generando equivoci e situazioni paradossali.
La farsa di Booth trae spunto dal gran parlare che si fa in quegli anni delle potenzialità dell'energia elettrica. Al di là dell'intento comico (c'è il solito scienziato "casalingo" che fatica a riprendere il controllo degli avvenimenti che lui stesso ha provocato), il film si inscrive tra i capostipiti del filone horror e fantascientifico. L'elettricità come linfa vitale di creature artificiali fa pensare immediatamente al mostro di Mary Shelley che proprio nel 1910 fa la prima comparsa sullo schermo con il film Frankenstein di J. Searle Dawley.
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