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IT'S
ALL ABOUT LOVE |
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Titolo
italiano: LE FORZE DEL DESTINO |
Produzione:
2003
- USA/Giappone/Danimarca/Germania/Olanda/Svezia, Nimbus Film International,
col., 104 min. |
Regia:
Thomas Vinterberg |
Sceneggiatura:
Thomas
Vinterberg, Mogens Rukov |
Effetti
speciali: Shortcut |
Musica:
Nikolaj
Egelund, Zbigniew Preisner |
Interpreti:
Joaquin
Phoenix, Claire Danes, Sean Penn, Douglas Henshall, Alun Armstrong, Margo
Martindale, Mark Strong, Geoffrey Hutchings, Harry Ditson |
Nel
2021, la Terra è in balia di violente alterazioni climatiche e di
imprevedibili fenomeni che smentiscono le leggi della fisica. La gente ha
imparato a convivere con la natura impazzita e non si stupisce più
delle improvvise nevicate che imbiancano le metropoli americane in piena
estate o del freddo polare che attanaglia l'Africa, né prova sgomento
nell'imbattersi in cadaveri riversi sulle gradinate della metropolitana
o nell'ascoltare i bollettini che riferiscono di allucinanti levitazioni
tra gli abitanti del Terzo Mondo... Ciascuno persegue i propri interessi
e non vuole soffermarsi sulle disgrazie altrui. Anche John (Joaquin Phoenix),
un professore universitario di passaggio a New York, pensa soltanto a far
combaciare la sosta del viaggio con un incontro con la moglie Elena (Claire
Danes), ex campionessa di pattinaggio su ghiaccio, dalla quale vive separato
da tempo e dalla quale intende divorziare. Ma al momento di presentarle
i documenti legali, John rimane coinvolto nel dramma della donna che, in
seguito ad una serie di strani eventi, si è convinta di essere nel
mirino di un killer. Il complotto esiste davvero: ad architettarlo sono
stati il padre stesso di Elena e la sua compagnia di assicurazioni che,
non volendo rinunciare ai guadagni derivanti da una luminosa carriera sportiva,
hanno deciso di clonarla e di sostituirla - eliminandola per sempre - quando
non sarà più in grado di competere negli stadi. |
Stroncato
dalla critica internazionale che non ha perdonato a Vitenberg di essere
sceso a compromessi con le ragioni commerciali hollywoodiane tradendo i
principi del collettivo cinematografico "Dogma 95" del quale era
stato convinto assertore, il film dilata un intreccio vagamente hitchcockiano
verso la dimensione di un discorso apocalittico sull'alienazione e sulle
irrisolvibili angosce dell'uomo moderno. Stilisticamente orientato a cogliere
l'atmosfera della disperazione esistenziale con il ripetuto impiego di luci
velate, di inquadrature prigioniere in spazi chiusi, di raffigurazioni allegoriche
e di dialoghi pseudo-filosofici (Sean Penn, nel ruolo del fratello di John,
che per tutta la durata del film viaggia su un aereo informandosi sugli
sviluppi della vicenda per mezzo di un cellulare, ha le battute più
pretenziose), il racconto si blocca in un virtuosismo fine a se stesso.
Un'esercitazione intellettualistica sui generi del dramma romantico e del
thrilling surreale che svuota in una astratta visionarietà gli spunti
più interessanti della sceneggiatura e disperde il talento dei volenterosi
interpreti. |
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