BLACK KNIGHT
  
Titolo italiano: BLACK KNIGHT
Produzione: 2001 - USA, FOX/Regency Enterprises/Epsilon Motion Pictures, col., 95 min.
Regia: Gil Junger
Sceneggiatura: Darryl J. Quarles, Peter Gaulke, Gerry Swallow
Effetti speciali: Michael Schorr, David Hill
Musica: Randy Edelman, Elton Ahi
Interpreti: Martin Lawrence, Marsha Thomason, Tom Wilkinson, Vincent Regan, Daryl Mitchell, Michael Countryman, Kevin Conway, Jeannette Weegar, Erik Jensen, Dikran Tulaine, Helen Carey, Michael Burgess, Isabell Monk, Elizabeth A. Roberts
Jamal Walker, operaio in un parco di divertimenti a tema chiamato "Medieval World", è trascinato in un vortice temporale mentre tenta di recuperare uno strano medaglione dal fossato di un castello. Catapultato nell'Inghilterra del 1328, per il colore della pelle e per l'insolito abbigliamento - lui indossa jeans sdruciti e una maglietta da football - viene creduto un ambasciatore del regno di Normandia ed è condotto alla corte del dispotico Re Leo proprio mentre un gruppo di cavalieri ribelli sta organizzando un colpo di stato. Coinvolto nella congiura e innamoratosi della graziosa dama Victoria, Walker - ribattezzato "Sir Skywalker" (ma il riferimento al protagonista di Guerre stellari è del tutto gratuito) - si barcamena tra rischiose vicende, soccorso dalla scaltrezza e dall'ingegno di uomo del 21° secolo. Quando ritorna nel presente, crede di aver sognato, ma l'incontro con una ragazza che somiglia in tutto a Victoria lo riempie nuovamente di dubbi e una nuova caduta nel fosso lascia intendere che l'avventura potrebbe continuare ancora...
Giocato sulla comicità verbale e sulle acrobazie di Martin Lawrence, attore di colore che volenterosamente si industria a rifare il verso al più quotato Eddie Murphy, Black Knight avrebbe le carte in regola per presentarsi come una scanzonata commedia sui viaggi nel tempo a metà strada tra La Corte di Re Artù e Ritorno al futuro.
Ma l'intreccio è ormai talmente logorato - gag musicali rock/rap comprese - da non offrire più niente di originale. Povero di sorprese e debole nei dialoghi, il film non è aiutato neppure dalla regia di Jil Junger (più versatile nelle produzioni televisive che in quelle destinate al grande schermo) che non sa imprimere alla storia il benché minimo ritmo.
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