MISSION TO MARS
Titolo italiano: MISSION TO MARS
Produzione: 2000 - USA, The Jacobson Company, Touchstone Pictures, col., 113 min.
Regia: Brian De Palma
Sceneggiatura: John e Jim Thomas, Graham Yost, da un soggetto di Lowell Cannon, John e Jim Thomas
Effetti speciali: Industrial Light & Magic, Dream Quest Images, Tippett Studio, CIS Hollywood, The Secret Lab
Musica: Ennio Morricone
Interpreti: Gary Sinise, Tim Robbins, Don Cheadle, Connie Nielsen, Jerry O'Connell, Armin Mueller-Stahl, Kim Delaney, Peter Outerbridge, Kavan Smith, Jill Teed, Elise Neal, Robert Bailey Jr., McCanna Anthony Sinise, Chantal Conlin
Nel 2020 una spedizione della NASA sta studiando su Marte la possibilità di una colonizzazione. Una improvvisa, spaventosa tempesta, preceduta da misteriosi impulsi radio investe e risucchia gli astronauti. Dopo alcuni mesi, una spedizione di soccorso riesce fortunosamente a scendere su Marte e scopre che dei componenti la prima missione soltanto uno è sopravvissuto. Decisi a scoprire il mistero del pianeta, gli uomini si avviano sul luogo del disastro: una incredibile struttura - ispirata alla famosa e controversa fotografia - che affiora dalle sabbie riarse e che ritrae un volto indecifrabile dall'espressione solenne e insieme soave. All'interno di essa è la risposta al mistero dell'origine della vita (... almeno della vita terrestre).
Un regista come Brian De Palma che ha saputo in più occasioni abbinare talento e cultura cinematografica (e spesso con esiti geniali) non poteva sottrarsi all'appuntamento con la fantascienza: un'occasione ghiotta per gli amanti del genere, una sfida interessante per un regista che ama discorrere sui generi. Il risultato, tuttavia, lascia perplessi: il film non appassiona come c'era da aspettarsi e il difetto sta nella sceneggiatura che tutto pretende spiegare e mostrare, rischiando alla fin fine (complice una enfatica, debordante melodia di Morricone) di risolvere il tutto in una lacrimevole favoletta.
Per il resto, De Palma, il suo lavoro lo fa assai bene. Ineccepibile dal punto di vista formale, il film reca l'impronta del regista in diverse occasioni: subito dopo i titoli di testa, lo spettatore è colto di sorpresa da un'allegra, imprevedibile musichetta (al punto da fargli chiedere se non sia, per sbaglio, entrato in una sala dove si sta proiettando un'altra pellicola) e da un missile che esplode in stelle filanti. E' il festeggiamento degli astronauti alla vigilia della partenza che serve a presentare i personaggi come comuni mortali (l'astronauta escluso dalla missione perchè ritenuto emotivamente instabile dopo la morte della moglie, l'astronauta di colore che va a consolare il ragazzino al quale non potrà raccontare per un po' di tempo la vicenda di Ben Gunn nell'Isola del tesoro) ... Poi la scena si sposta bruscamente su Marte: gli uomini sono già arrivati (... e il regista non ci ha mostrato la rituale partenza dalla Terra verso lo spazio), presto saranno in balia della tempesta. Gli uomini a bordo della stazione spaziale, in attesa di portare aiuto, si trastullano in assenza di gravità. E in assenza di gravità, anche De Palma si distende, si concede una pausa e si diverte a ballare sulle note di un rock and roll ... Poi il dramma: l'astronave che si frantuma, la "cordata" nello spazio verso la difficile salvezza, il ritrovamento della base su Marte apparentemente abbandonata. E prima che la storia prenda piattamente il sopravvento, De Palma ci concede un'ultima autentica, elettrica emozione: Gary Sinise inquadrato in primo piano nella serra su Marte, muove leggermente la testa e per un attimo appare dietro di lui la faccia allucinata dell'astronauta sopravvissuto. E' un attimo (ma che attimo di cinema!) che ci fa rimpiangere che la storia non pieghi finalmente sul versante del thriller o su quello della buona fantascienza anni '50, magari condita di implicazioni psicoanalitiche (alla "Pianeta proibito", per intenderci).