L'UMANOIDE
Produzione: 1979 - Italia, Merope Film/Titanus, col., 92 min.
Regia: George B. Lewis (Aldo Lado)
Sceneggiatura: Adriano Bolzoni ed Aldo Lado
Effetti speciali: Antonio Margheriti (supervisore)
Musica: Ennio Morricone
Interpreti: Richard Kiel, Corinne Clery, Leonard Mann, Ivan Rassimov, Arthur Kennedy, Barbara Bach, Marco Yeh, Massimo Serato
Lord Graal fugge dalla prigione-satellite nella quale è stato condannato dal fratello che governa saggiamente il pianeta Metropolis. Insieme allo scienziato Kraspyn e alla perversa Lady Agatha, medita di conquistare il potere progettando la creazione di un'armata di umanoidi. Golob, pilota di astronave, viene prescelto come soggetto ideale per l'esperimento, e sottoposto ad una pioggia di radiazioni, è trasformato in androide. Attraverso lui, Graal e Kraspyn contano di raggiungere ed uccidere la dottoressa Barbara Gibson, la sola che potrebbe contrastare i loro piani, ma Tom-Tom, un ragazzino tibetano, agendo sui sensori di Golob fà sì che questi da strumento di morte si trasfomi in invincibile alleato di Nick, fidanzato di Barbara e in guerra contro il trio malvagio. Nello scontro che segue Graal e compagni avranno la peggio e Golob potrà recuperare la propria personalità.

Che la fantascienza non sia nelle corde dei registi e degli sceneggiatori italiani non è cosa nuova. Un po' come è accaduto nella cinematografia ispano-messicana, gli italiani hanno preferito rielaborare il genere piegandolo (e mortificandolo) ai meno problematici (anche meno dispendiosi) filoni dell'avventuroso e dell'orrore ritenendo (a torto o a ragione) che il grosso del pubblico ama sì fantasticare, ma restando con i piedi a casa - in provincia presumibilmente - e lasciando le stelle vere nel cielo e le leggi della fisica e dell'astronomia nelle università.
Aldo Lado tenta con L'umanoide di accalappiare una vasta platea raccontando un gioco di guerre nello spazio in un momento in cui le guerre stellari hanno grande successo. Il pubblico vuole divertirsi e Lado confeziona una pellicola che punta al divertimento mettendoci dentro (come in un gioco, appunto) quanto più gli passa per la testa. L'operazione - di per sé originale o dissacrante - poggia, però, su una
poco studiata rassegna di stereotipi di generi diversi, che sembra pericolosamente compiacersi di quella superficialità (a torto o a ragione) attribuita alla platea.
C'è, in primo luogo, il furbesco ammiccamento a nomi evocativi risolto con approssimativa ironia - il pianeta Metropolis della galassia di Eraklon, il cattivo che si chiama Lord Graal - e poi, a seguire, ci sono
l'Oriente magico simboleggiato da Tom-Tom, la donna satanica degli horror nel personaggio di Lady Agatha - ennesima versione della contessa Bathory -, lo scienziato pazzo e un po' alchimista, il sovrano buono e saggio delle favole di una volta - che nel film è denominato Grande Fratello - e il gigante Golob, sorta di Golem della stratosfera, ignara pedina degli intrighi dei potenti...

"Grande come l'universo che gli dà vita!" annunciavano i manifesti del film di Aldo Lado. Se Guerre stellari fosse stato fatto in Italia, forse sarebbe stato fatto così: fracassone, pomposo, magniloquente come la pubblicità che lo promuoveva.

Negli Stati Uniti è arrivato con il titolo The Humanoid.

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