THE MUMMY'S HAND
  
Produzione: 1940 - USA, Universal, b/n, 67 min.
Regia: Christy Cabanne
Sceneggiatura: Maxwell Shane, Griffin Jay
Trucco: Jack P. Pierce
Musica: Hans J. Salter, Frank Skinner (non accreditati)
Interpreti: Dick Foran, Peggy Moran, Wallace Ford, Eduardo Ciannelli, George Zucco, Cecil Kellaway, Charles Trowbridge, Tom Tyler, Siegfried Arno, Eddie Foster, Harry Stubbs, Michael Mark, Mara Tartar, Leon Belasco
Il vecchio sacerdote (Eduardo Ciannelli) della setta del dio Karnak affida al successore Andoheb (George Zucco) la missione di proteggere la tomba della principessa Ananka e l'incarico di somministrare periodicamente un effluvio ricavato da tre foglie di "Tana" alla mummia di Kharis, condannato da oltre 3.000 anni a rimanere tra la vita e la morte per avere sacrilegamente amato Ananka. Ottenuto da Andoheb il giuramento di fedeltà, il sacerdote gli insegna come provvedere alla condanna di Kharis, mostrandogli le dosi dell'elisir ed avvertendolo che, in caso di necessità, nove foglie della misteriosa pianta, bruciate nel sacro braciere durante le notti di luna piena, possono riportarlo in vita... Quando l'archeologo Steve Banning (Dick Foran), seguendo le istruzioni dei geroglifici incisi all'interno di un vaso acquistato al mercato del Cairo, raggiunge la "Collina dei Sette Sciacalli" e scopre il sepolcro della principessa Ananka, Andoheb ritiene giunto il momento di svegliare Kharis per farne l'esecutore della sua vendetta contro i profanatori.
The Mummy's Hand è il primo film di una quadrilogia prodotta dalla Universal tra il 1940 e il 1945 con esiti alterni sotto il profilo spettacolare e con risultati via via sempre meno interessanti in termini di originalità. Pubblicizzato come sequel del classico The Mummy realizzato nel 1932, con quest'ultimo ha in comune, in realtà, soltanto la riproposta di alcune sequenze e la prevedibilità della traccia. Il motivo che ci sembra giustificare la scelta di aggiungerlo alla nostra Guida è costituito dall'insolita caratterizzazione della mummia che - a differenza dallo stereotipo del genere - non "rivive" per un sortilegio, ma "vive" da secoli, in uno stato di morte apparente provocato dalle proprietà di una immaginaria pianta capace di congelare il corpo e l'anima, in attesa che qualcuno lo risvegli. La mummia claudicante e semiparalizzata interpretata da Tom Tyler, è assai vicina all'automa privo di propria volontà del Gabinetto del dottor Caligari, o agli zombies mentalmente pilotati di tanti fanta-horror: un mostro-vittima che agisce su comando di altri, spaventoso nella figura ma profondamente patetico.

Il film di Christy Cabanne - che ricicla alcuni set cinematografici di Green Hell (1940) parte del commento musicale di Son of Frankenstein - è piacevole, ma il tono drammatico e l'azione appaiono inutilmente diluiti dagli intermezzi umoristici affidati a Wallace Ford (il compagno di Banning) e a Cecil Kellaway (un prestigiatore da avanspettacolo che insieme con la figlia si unisce all'avventura degli esploratori). L'elemento più convincente e più memorabile è il trucco magistrale ideato da Jack P. Pierce: realistico al punto da spingere la produzione a far ritoccare a mano con inchiostro nero i fotogrammi degli occhi della mummia che sembravano troppo inquietanti.

Il film è seguito da:
The Mummy's Tomb (1942)
The Mummy's Ghost (1944)
The Mummy's Curse (1944).
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