Stanley Kramer (1913 - 2001)

Fondatore di una propria casa di produzione, Stanley Kramer si distingue tra i produttori indipendenti dell'immediato dopoguerra per una spiccata sensibilità verso le tematiche sociali, in un periodo in cui un pesante oscurantismo politico e culturale rischia di soffocare la creatività dei cineasti e di uniformare l'opinione pubblica americana. Condividendo l'ispirazione progressista di autori come Mark Robson ("Il grande campione", "Odio"), Fred Zinnemann ("Il mio corpo ti appartiene", "Mezzogiorno di fuoco"), Laszlo Benedek ("Il selvaggio"), Edward Dmytryk ("L'ammutinamento del Caine") conduce un vigoroso discorso contro il militarismo, l'intolleranza e il razzismo riuscendo ad abbinare l'impegno civile con le ragioni più commerciali dello spettacolo. Dal 1955 si dedica prevalentemente alla regia e firma una serie di grandi successi (da "La parete di fango" a "Vincitori e vinti", da "Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo" a "Indovina chi viene a cena?") contando sull'assidua collaborazione di grandi divi hollywoodiani.
La critica lo ha generalmente considerato un regista animato da buone intenzioni ma di limitato talento, incline alla retorica e diseguale nei risultati. Il pubblico ne ha amato l'impeccabile mestiere, identificandosi spesso nelle sue emozioni e nella sua tensione morale.

Il principio del domino (1977)
L'ultima spiaggia (1959)

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