Robert Aldrich (1918 - 1983)

Ad Hollywood dal 1941, Aldrich fa un lungo apprendistato prima di approdare alla regia, lavorando come impiegato, segretario di produzione, amministratore delegato, aiuto regista. Il successo di una serie televisiva gli consente di firmare il primo lavoro ("Singapore. Intrigo internazionale") con l'attore Dan Duryea, lo stesso che ha diretto in televisione. La pellicola contiene già tutte le premesse dello stile di Aldrich: poco curante della coerenza della vicenda, ad Aldrich interessa la rilettura del genere e l'azione. Opere come "L'utimo Apache", "Vera Cruz", "L'occhio caldo del cielo" e "Nessuna pietà per Ulzana" riscrivono il western alla ricerca di situazioni atipiche con eroi perdenti, paesaggi inconsueti, un forte accento virile e un gusto picaresco per l'avventura. "Un bacio e una pistola", "Prima linea", "Quella sporca dozzina", "Non è più tempo di eroi", visitano il poliziesco e il film di guerra ampliando lo spunto della trama per suggerire una denuncia sociale o formulare un atto di accusa contro l'insensatezza di ogni conflitto. "Che fine ha fatto Baby Jane?" e "Piano piano dolce Carlotta" conducono il melodramma sui confini del grottesco e dell'horror. "Il volo della Fenice", "L'imperatore del Nord", "Quella sporca ultima meta" scoprono nel mito americano dell'eroico individualismo le crisi esistenziali e le contraddizioni. Regista attento ed abile ad incanalare il proprio spirito ribelle all'interno dei meccanismi del successo commerciale ("Il grande coltello" e "Quando muore una stella" sono amare riflessioni sul mondo del cinema stesso), Aldrich è anche grande direttore di interpreti che sa trarre inaspettate performance da mostri sacri come Gary Cooper, Joan Crawford, Bette Davis, James Stewart e che sa come raccontare al vasto pubblico cose nuove nel rispetto della tradizione.

Ultimi bagliori di un crepuscolo (Twilight's Last Gleaming, 1977)
Un bacio e una pistola (Kiss Me Deadly, 1955)

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