Totò (1898 - 1967)

Pseudonimo di Antonio De Curtis Gagliardi, Ducas Comneno di Bisanzio.

Dopo aver fatto esperienza nei café chantant e nel varietà, viene scritturato da Achille Maresca nella compagnia del Teatro Nuovo di Napoli con il quale mette in scena riviste di successo ("Volumineide", "Orlando curioso", "Bada che ti mangio"), in collaborazione con Michele Galdieri e spesso con Anna Magnani. Nel 1937 debutta sul grande schermo iniziando una lunga e fortunatissima carriera cinematografica che finirà col contare più di 100 film. Le ultime prove, lo vedono stanco e malato in frettolosi lavori per la televisione.
Poeta, autore di canzoni, attore amatissimo dal pubblico e sdegnato dalla stessa critica che lo avrebbe poi riscoperto ed apprezzato dopo la sua morte, Totò è forse il più grande (e sicuramente ineguagliabile) comico del cinema italiano. Fedele ad un unico personaggio - se stesso - Totò porta sullo schermo l'esperienza della commedia dell'arte, usando la "maschera" per cogliere la psicologia e le atmosfere di una certa italianità: corrosivo ma clemente, il quadro che ritrae è un misto di furbizia, populismo e meschinità sempre riscattato da una generosa onestà di fondo. I lazzi, gli sberleffi, la mirabile capacità gestuale, si completano al cinema con l'uso di un linguaggio che si rinnova in continuazione attingendo con intelligente tempismo ad inflessioni dialettali, ad espressioni tratte dalla vita quotidiana (la strada con la sua varia umanità, il linguaggio del lavoro - dall'ufficio alla caserma -, le parole della pubblicità, della stampa e dei politici), quasi a ribadire la frequentazione ad esperienze comuni a tanta parte di italiani. Sottoproletario, piccolo borghese o nobile decaduto, il suo personaggio è ideale portavoce di incoffessate esasperazioni (la fame, l'insofferenza verso i superiori, il peso della famiglia), dell'ansia di benessere e della voglia di trasgressione. Ancora oggi applaudito e straordinariamente moderno per quella sua incontenibile vis comica giovanile e liberatoria che esplode perfino nelle (non poche) pellicole di scarsa qualità (esempio emblematico della peggiore industria cinematografica italiana che per ragioni di botteghino ne ha spremuto il talento fino alle ultime risorse), a Totò va riconosciuta infine anche la sensibilità del grande interprete quando - diretto da De Filippo ("Napoli milionaria"), De Sica ("L'oro di Napoli"), Rossellini ("Dov'è la libertà?"), Monicelli ("Guardie e ladri"), Pasolini ("Uccellacci e uccellini") - sa trasformarsi in professionista sensibile, attento, quasi umile nella rinnovata voglia di riproporsi e di piacere.

Totò nella Luna (1958)
Totò Sceicco (1950)

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